Valgono oltre 6 milioni di euro i movimenti (cessioni e scambi) iniziati nel 2006 per l’emittente che ha occupato le frequenze con le agevolazioni di radio comunitaria. «Pontida è sempre un appuntamento importante per la salute della Lega», lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma nel week-end che probabilmente deciderà il futuro del Governo (e contemporaneamente i colonnelli tastano il polso dell’elettorato) il bollettino della salute del Carroccio tocca anche Radio Padania Libera. L’emittente di Milano, famosa per le sue dirette, sembrerebbe al centro di cessioni di asset e frequenze a Monradio, la società del gruppo Mondadori proprietaria dell’emittente Radio 101. Un’operazione che si aggiunge all’ultima cessione dello scorso febbraio, quando Monradio ha acquisito e scambiato, in due diverse operazioni con Radio Padania, sette impianti di radio trasmissione. Operazioni che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sempre verificato per evitare la concentrazione di mercato. Nel bollettino dell’Antitrust si legge che nella prima operazione Monradio acquisterà «un ramo di azienda di proprietà di Radio Padania, costituito da un impianto di radiodiffusione sonora ubicato in località Monte Rubbio, comune di Bassano del Grappa, provincia di Vicenza, operante sulla frequenza 93,800 MHz». La seconda operazione invece vede Monradio e Radio Padania scambiarsi sei impianti: Mondadori ne cede uno alla radio della Lega Nord e ne acquista cinque. Operazioni che, si legge nel bollettino del 14 febbraio 2011, per l’Antitrust non «modificano gli assetti concorrenziali del mercato», dato che Radio Padania possiede nel mercato della raccolta pubblicitaria una quota marginale. L’operazione di febbraio è solo l’ultima di una serie di accordi tra le due emittenti iniziati a maggio 2006: in quell’occasione si decide lo scambio di frequenze che trasmettono dalla roccaforte leghista di Varese. A Radio Padania va il segnale su 98.5 e Monforte prenderà il 100.7. Da quella data si contano dieci scambi e acquisizioni tra gli stessi soggetti, alcune operazioni in date fondamentali dal punto di vista politico: 24 aprile 2008 (a dieci giorni dalle elezioni politiche che hanno visto Berlusconi tornare a Palazzo Chigi), 24 marzo 2010 (a pochi giorni dall’appuntamento delle regionali) fino alla domenica di Pontida 2011.
Contattata da Linkiesta, l’Authority conferma che «sono normali operazioni per l’acquisto di altre frequenze» e non c’è nulla da eccepire dal punto di vista della concorrenza radiofonica. Operazioni commerciali per Radio Padania società cooperativa che di fatto dovrebbe essere senza scopo di lucro: secondo la legge Mammì, infatti, Radio Padania fa parte di una categoria in via d’estinzione: le radio comunitarie, quelle senza scopo di lucro (in un’ora di trasmissioni non possono superare il 5% di pubblicità), che producono contenuti culturali, etnici e religiosi per aree geografiche e popolazioni minoritarie e che favoriscono il pluralismo di un etere dominato dalle radio commerciali. Insieme all’emittente leghista l’altra radio comunitaria è Radio Maria, la voce cristiana che trasmette preghiere via etere. Ma nel mercato italiano ogni frequenza ha un valore di mercato che si aggira intorno ai 100mila euro (variando a secondo del numero di ascoltatori potenziali) e il suo prezzo può salire in base all’interesse e l’esigenza di chi compra. La Radio leghista ha 62 frequenze sul territorio nazionale (secondo il sito dell’emittente), che significa un «tesoretto» di oltre 6 milioni di euro. E le operazioni degli ultimi anni hanno giovato alle casse della cooperativa radiofonica : il bilancio 2007 e 2008 si chiude in attivo rispettivamente di 115mila euro e 39mila. Mentre nel 2009 hanno chiuso con una perdita di 14mila euro.
Giuseppe Liucci