Dopo l’avvenuto passaggio al digitale della televisione, l’attenzione si concentra sulla radio, che, nel giro di poco tempo, dovrà passare da una trasmissione analogica banda FM (modulazione di frequenza) a quella digitale (DAB+). La digitalizzazione della radio, pur svolgendo un ruolo chiave in termini di pluralismo delle opinioni e di diversità culturale è però stata osteggiata in Francia dagli editori, che hanno chiesto al Governo, tempo e fondi affinché tutto ciò avvenga nei tempi stabiliti. A questo punto è lecito ed opportuno farsi alcune domande, soprattutto alla luce del fatto che in Italia, il DAB+ è stato da poco lanciato, in via sperimentale, in Trentino.
La radio digitale è nata innanzitutto per accelerare una migliore razionalizzazione dello spettro radioelettrico, ma anche per fornire una migliore qualità sia in termini di servizi (traffico, meteo o guide tv) che di audio (digitale). Ma in realtà tutto ciò è già in parte avvenuto, soprattutto con l’avvento delle radio via internet, che ha di fatto dato origine a quella che oggi potremmo chiamare radio in movimento, guidata dal fiorente mercato degli smartphone.
In Francia, Il quadro legislativo per la radio digitale è stato definito dalla legge n 2004-669 del 9 luglio 2004 in materia di comunicazioni elettroniche e servizi di comunicazione audiovisivi, che definisce le procedure di autorizzazione adeguati alle caratteristiche delle diverse tecnologie. Già nel 2007, la scelta della distribuzione degli standard di trasmissione ha suscitato un vivace dibattito tra gli editori. I gruppi radio più importanti, consorziati all’interno del Gruppo per la radio digitale (NRM), aveva chiesto l’uso esclusivo del DMB (che aveva un doppio vantaggio sul principale concorrente standard DAB +, fornendo servizi più ricchi a costi più bassi), mentre gli editori locali erano propensi ad utilizzare il DAB +. Controversia finita con l’emanazione della legge sugli standard di trasmissione digitale radiofonico del 3 Gennaio 2008 che aveva sancito il DMB come standard unico per la diffusione. Il Governo, dopo un invito a presentare candidature in venti aree nel marzo 2008, ha deciso nel maggio 2009 di limitare tale uso nelle uniche aree di Parigi, Marsiglia e Nizza, città nelle quali sarebbe dovuta partire la sperimentazione dei servizi. Nel giugno 2009 una relazione di Marc Tessier, ex presidente di France Télévisions , presentata al Primo Ministro, mette in evidenza l’elevato costo a carico degli editori, specie per quanto riguarda il periodo di transizione. La relazione ritiene, in particolare, che la durata della doppia diffusione non può essere inferiore a dieci anni, data la difficoltà di garantire velocemente un rinnovo dei trasmettitori radio e l’acquisto di radio digitali. La relazione esprime anche dubbi circa i benefici dei consumatori digitali, specie se la copertura del segnale non è sufficientemente garantita.
Nel marzo 2011, un nuovo rapporto di David Kessler presentato alla Presidenza del Consiglio, ha sancito che tutte le condizioni non sono soddisfatte da un punto di vista economico per la diffusione su larga scala della radio digitale terrestre. La stessa relazione offre un’alternativa come una moratoria di due o tre anni durante i quali viene istituito un osservatorio sulle esperienze straniere, per considerare la questione degli standard di trasmissione e altre forme di radio digitale multimediale. In parallelo, il Ministro della Cultura e della Comunicazione, di concerto con il Ministro dell’Industria, dell’Energia e dell’Economia digitale, ha lanciato il 6 Aprile 2012 una consultazione pubblica sulle norme tecniche per la diffusione della radio digitale, in particolare per valutare la fondatezza di una eventuale aggiunta di DAB + allo standard attuale nella banda III.
Ma la recente decisione da parte di numerosi gruppi radio tra i più importanti della Francia, di non presentare le candidature per la diffusione digitale dei servizi radio nelle loro aree di Parigi, Marsiglia e Nizza conferma e rafforza le questioni relative al potenziale successo economico della radio digitale terrestre a breve termine. Questo deve essere un elemento di profonda riflessione per le questioni di “casa nostra”.
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