La tecnologia viaggia su supporti sempre più leggeri e dalle dimensioni ridotte.
Ne è la riprova Udoo, il mini computer partorito dal genio italiano e che sarà diffuso sul mercato statunitense al prezzo di circa 100 dollari.
La parola d’ordine del dispositivo tascabile è “Rapidità”, sì perché il mini pc ottimizza in tutti i sensi i tempi e le risorse.
Ma vediamo come.
Si tratta di una piattaforma che può eseguire tanto Linux quanto Android grazie ad un hardware open a bassissimo consumo energetico.
Il tutto con lo scopo di porsi come strumento di creazione di prototipi per lo sviluppo software e il design.
A livello tecnico Udoo sembra non mancare proprio nulla.
Si tratta infatti di una macchina completamente programmabile e compatibile con Arduino, completa di connessioni USB, canali audio, WiFi, ethernet e 1 GB di RAM.
E per chi non ha grande dimestichezza con gli strumenti informatici?
Niente paura: Udoo, infatti, è molto semplice da utilizzare, per riprendere le parole dei suoi programmatori: “sarà accessibile a chiunque abbia voglia di intraprendere un processo di alfabetizzazione sulle tecnologie digitali”.
Un progetto lodevole, dunque.
Che è venuto alla luce grazie all’inventiva dei suoi ideatori Bruno Sinopoli (coordinatore del progetto), Daniele Conti, Antonio Rizzo e Maurizio Caporali, in tandem con un team di sviluppatori stranieri.
Ma ciò che ha reso veramente operativa al 100% l’idea è stata l’ingente somma di finanziamenti raccolta su Kickstarter, la piattaforma online di donazione di capitale per i progetti emergenti.
Raccolta fondi che ha del tutto superato le aspettative, registrando un sorprendente surplus di fondi minimi richiesti per l’avvio del progetto.
Basti pensare che in soli due giorni sono stati raccolti 27mila dollari.
Da lì la strada è stata tutta, o quasi, in discesa. Infatti ad oggi sono stati sono stati raccolti circa 42mila dollari.
La presentazione del progetto è prevista a settembre mentre il termine ultimo per la campagna di donazioni su Kickstarter scadrà il prossimo 8 giugno.
Ancora una volta idee da incoraggiare come queste vengono dai giovani del Belpaese che trovano riscontro ed accoglienza all’estero.
Se questo, da un lato, inorgoglisce, dall’altro fa riflettere sulla scarsa presenza di mezzi e strumenti con la quale i giovani talenti italiani sono costretti a fare i conti.