“Dopo l’annullamento della illegittima delibera AGCom n. 366/10/CONS che regolamentava l’assegnazione delle posizioni sul telecomando (LCN), l’iter avviato con la nuova e contestata delibera AGCom n. 237/13/CONS si è impantanato. Non sono stati ancora pubblicati, infatti, i bandi per la nuova assegnazione dei canali sul telecomando (LCN).
Il risultato è non solo il proseguimento di uno status quo del telecomando ormai palesemente fuori legge, ma l’aver eluso anche la richiesta precisa dei giudici di provvedere con urgenza. Queste le parole specifiche pronunciate nella sentenza di annullamento: “Al fine di ridurre tale problematica conseguenza dell’annullamento in questione, è necessario che, in osservanza del principio del buon andamento, l’AGCOM medio tempore adotti, con l’urgenza del caso, ogni misura transitoria ritenuta utile allo scopo di consentire l’ordinata fruizione della programmazione televisiva da parte degli utenti e degli operatori del settore”.
Da questa sentenza sono passati 14 mesi. Se poi aggiungiamo quella di annullamento di primo grado (Tar del Lazio), arriviamo a oltre due anni. A questi due anni sommiamo anche l’entrata in vigore della delibera 366 arrivando ai superati tre anni! Tre anni in cui le emittenti locali ex analogiche leader Auditel hanno subìto l¹ingiustizia delle famose graduatorie Co.Re.Com, poi annullate dalla nuova normativa, che però si è ostinata a non prevedere come criterio degli ascolti i numeri esistenti prima della delibera annullata, cioè quei numeri che venivano totalizzati nel vecchio sistema Tv prima dello switch off. Ciò è stato oggetto di nuove contestazioni e ricorsi al TAR poiché la situazione potrebbe non mutare, riuscendo nell’intento di mantenere lo status quo del telecomando ‘creato’ dalla vecchia delibera annullata da Tar e Consiglio di Stato.
Questo ritardo nasconde un’altra perfidia: i requisiti che costituiscono la graduatoria vanno a peggiorare come punteggio poiché, tra gli altri, il numero dei dipendenti, la patrimonializzazione e gli ascolti sono sempre più ghigliottinati dagli effetti della precedente graduatoria e dalla crisi di settore. Un danno nel danno.
A seguito di ciò si è mossa sul piano legale TeleCapri, emittente leader in Campania per copertura, ascolti e storicità, che ha presentato una diffida (ai sensi dell’art. 328 del codice penale) nei confronti del MISE-Com e dell’AGCom, inviata per competenza alla Procura della Repubblica di Roma, per non aver ottenuto posizione nel blocco 10-19 (bensì la n. 76) a seguito dei motivi sopra esposti da parte del CNT-TPD.
È infatti, assolutamente necessario verificare sotto tutti i profili della giustizia il comportamento del Ministero e dell’Autorità, rei di aver generato questo disastro di mercato di cui l’Antitrust (che pure dovrebbe intervenire sulla concorrenza inquinata da questi tre lunghi anni di digitale terrestre) in base al principio di ‘cane non morde cane’, dorme sonni beati. Non si escludono, inoltre, ulteriori iniziative da parte di altre Televisioni danneggiate, sia sotto il profilo penale che in sede comunitaria”.