quello strano pasticcio dell’equo compenso giornalistico

0
661

Martedì 4 marzo si sarebbe dovuta istituire la Commissione ministeriale per l’equo compenso giornalistico. Ma se il fumo che esce da Bagnoli è nero, nerissimo come quello del conclave riunito in Vaticano, scendendo migliaia di chilometri in basso il risultato non cambia. La Commissione si è riunita ma non si è istituita. Il problema è da azzeccagarbugli, quanti sono e chi sono i rappresentanti delle associazioni datoriali? Un dilemma tipo cubo di Krubik, Ponzio Pilatamente rimesso a pareri giuridici dell’avvocatura di Stato. L’equo compenso è stato uno dei maggiori successi del presidente dell’ordine dei giornalisti, Iacopino, che ha mosso mari e monti affinché il Parlamento approvasse una legge che risolvesse una volta e per tutte il problema dei giornalisti precari. Rendendoli, finalmente, ad un maggiormente stabile stato di definitiva disoccupazione. E sì perché in un momento in cui chi lavorava va a spasso per le imponenti operazioni di ristrutturazione che stanno azzerando l’editoria italiana, è stata condotta una battaglia di retroguardia per rendere equi i compensi dei collaboratori; compensi che la cronaca sindacale di questi giorni ci informa essere già pagati con grande ritardi o non pagati proprio, per quanto iniqui possano essere. E vista il numero di fallimenti e degli accessi alle procedure concorsuali da parte di moltissime società editoriali, sembra difficile l’incasso della poca pecunia spettante ai collaboratori. Ma una commissione ministeriale risolverà tutto, evviva, evviva.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome