Editoria

Quattro richieste dagli editori al governo che verrà

Gli editori dell’Aie hanno lanciato quattro proposte al governo che verrà. Se la politica non vorrà lasciare a se stesso il settore, dovrà occuparsi dei temi messi sul banco dagli editori che affidano al governo venturo alcune importanti iniziative che potranno salvare un settore da 3,4 miliardi di euro, sul quale operano 5.200 case editrici, oltre 5mila librerie e più di 70mila dipendenti della filiera del libro.

 

Il primo punto che gli editori hanno messo nero su bianco nel loro manifesto riguarda un intervento ineludibile ormai sui costi della carta. La materia prima per eccellenza del settore. I cui costi sono lievitati addirittura fino all’80 per cento mentre sempre più cartiere, a causa della corsa inarrestabile dei rincari energetici, iniziano a fermarsi. Gli editori hanno chiesto “per i libri il credito di imposta già previsto per giornali e periodici, essenziale per la sopravvivenza di molte aziende. L’intero sistema è oggi in pericolo per l’emergenza carta. La crisi energetica ha fatto esplodere i prezzi, già in crescita per l’uso di carte e cartoni di imballaggio, e ridotto la disponibilità di carta sul mercato”.

 

La seconda proposta riguarda la necessità di una riforma strutturale che impatti e rinnovi il sistema editoriale. “Il futuro del libro dipende dalla sua capacità di continuare a rinnovarsi – hanno affermato gli editori dell’Aie – Il settore aspetta da anni una legge di sistema che guardi al lungo periodo, con incentivi all’innovazione e all’internazionalizzazione per tutta la filiera”. Non parole vane ma decreti e provvedimenti efficaci per restituire modernità al settore del libro e dell’editoria.

 

Dunque si entra nel vivo. Con la terza proposta, gli editori Aie chiedono al prossimo governo di mettere mano alla legge sul diritto d’autore e sulla lotta alla pirateria. Un fenomeno sempre più diffuso, praticamente interclassista, i cui effetti negativi spesso e volentieri non vengono nemmeno ritenuti tali da chi li pratica. Che, troppo spesso (e complice una retorica assolutamente deleteria che si è imposta con l’avvento di internet) non viene nemmeno percepita come un comportamento illegale, quale è. Per gli editori “l’industria del libro si basa sul diritto d’autore, che va difeso e valorizzato sempre più nella società digitale. L’editoria soffre per l’alto livello della pirateria per cui sono necessarie misure efficaci di contrasto, se si vuole dare un futuro di lavoro alle giovani generazioni”. I numeri sono imbarazzanti: ogni anno se ne vanno in fumo 771 milioni di euro che mettono a rischio addirittura 5.400 posti di lavoro.

 

Infine l’ultimo punto. Creare e rafforzare il rapporto tra le giovani generazioni e la cultura, l’editoria in particolare “costruiamo insieme un futuro migliore per il nostro Paese sostenendo l’acquisto di beni e servizi culturali, dando continuità alla 18App e sviluppando strumenti analoghi per altre categorie di cittadini. Aiutiamo le famiglie e gli studenti nell’acquisto di libri di studio per scuola e università. Sosteniamo le infrastrutture della lettura: biblioteche e librerie, in particolare nelle aree svantaggiate”.

 

Luca Esposito

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