Aprile moscio per la pubblicità, in calo dello 0,2 per cento. Calma piatta per la raccolta, dunque, che risente dei venti di guerra e dei timori dovuti ai rincari dei costi delle materie prime, a cominciare dall’energia. Le rilevazioni Nielsen sono state rese pubbliche ieri: per gli analisti già il fatto che aprile faccia aprire il secondo trimestre con uno stallo può essere un segnale positivo. Perché almeno non si continua a scendere.
Per gli analisti Nielsen, al netto della raccolta web che finisce dritta nelle tasche dei colossi digitali e degli over the top, la raccolta della pubblicità fa registrare il segno meno. Il dramma è se l’analisi viene allargata ai periodi precedenti. Infatti, rispetto al 2019, la raccolta pubblicitaria risulta in drastico calo. Si sono persi poco meno di quattro punti percentuali, per la precisione il 3,8 per cento, rispetto al primo quadrimestre di tre anni fa. Allora non c’era la pandemia e in Ucraina non spiravano i venti di una guerra internazionale.
L’analisi sui singoli media fa notare il crollo della raccolta della pubblicità per la tv. Il settore televisivo, sul quadrimestre, perde il 3,3 per cento mentre il dato si fa ancora più grave (-5,3) se si prende in considerazione soltanto il mese di aprile. Male anche i quotidiani che perdono il 3 per cento della raccolta, dato che sul quadrimestre diventa -1,2 per cento, e i periodici che lasciano sul terreno l’1 per cento ad aprile e l’1,7 su base quadrimestrale. Il web, invece, fa registrare un lusinghiero più sei percento mentre la radio va ancora più forte facendo registrare un’impennata della raccolta della pubblicità pari al 7,8 per cento sul mese di aprile e al 4,2 per cento sul quadrimestre.
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