È andata quest’anno al giornalista australiano e attivista per la libertà di parola Peter Greste la prestigiosa medaglia per i diritti umani, consegnata ieri sera dalla presidente della Commissione Australiana Diritti Umani, Gillian Triggs. Corrispondente dell’emittente Tv Al Jazeera in inglese, Greste ha trascorso 400 giorni detenuto in un carcere del Cairo, condannato con due colleghi dell’emittente con l’accusa di aver rappresentato in maniera distorta la crisi politica egiziana e di collusione con la Fratellanza Musulmana, spodestata e messa al bando dal regime militare di Abdel Fattah Al-Sisi. In febbraio, dopo l’annullamento del processo e in gran parte dietro pressione del governo australiano, è stato espulso dall’Egitto prima dell’avvio di un nuovo processo. Nel presentare la medaglia al giornalista, Gillian Triggs lo ha descritto come persona “umile e ispirata” che ha combattuto per la libertà e la giustizia. Greste a sua volta ha riconosciuto che l’appassionata risposta della comunità australiana e internazionale all’incarcerazione sua e dei colleghi Mohamed Fahmy e Baher Mohamed è stata l’affermazione dei “diritti umani fondamentali, della libertà di parola, della libertà di stampa e dello stato di diritto”.