Potrebbe essere la volta buona, anche se i fallimenti del passato inducono alla prudenza. Gli azionisti di Wind e 3 Italia, rispettivamente il terzo e quarto operatore mobile sul mercato italiano, si stanno parlando per unire le forze e creare insieme un solo terzo concorrente con una quota del 30% del mercato. La fusione in passato si era arenata su problemi di governance e sulla grande quantità di debito presente in Wind, passata nel 2010 dalle mani di Naguib Sawiris a quelle dei russi di Vimpelcom. Ora i due problemi, anche grazie al lavoro delle banche d’affari Goldman Sachs per i cinesi e Deutsche Bank per Wind, sembrano in via di risoluzione e fonti vicine alla trattativa indicano che mancano solo alcuni dettagli. Inoltre, l’arrivo di Jean-Claude Juncker al vertice della Commissione Ue è sentito dagli addetti ai lavori come un passo verso il rafforzamento delle società di tlc nella battaglia contro gli Over the top (da Google a Yahoo!).
A governare la nuova entità dovrebbe essere il magnate Li Ka Shing, che con la sua H3g ha lanciato 3 Italia all’inizio degli anni Duemila quando partecipò alla famosa gara per le frequenze Umts. 3 Italia in questi anni ha macinato clienti, ma anche ingenti perdite che sono sempre state ripianate da versamenti della casa madre. Nel 2005 aveva provato ad andare in Borsa, ma l’aleatorietà della base clienti e delle stime di crescita rese difficile una valutazione coerente e il progetto fallì. Poi, a più riprese, due tentativi con la Telecom guidata
da Franco Bernabè anch’essi non andati in porto, soprattutto per la determinazione del magnate cinese a non svendere la sua creatura e restare protagonista sulla scena delle tlc in grande fermento.
Dunque, se il matrimonio si celebrerà, sarà 3 Italia a comandare, ma con una quota inferiore al 50% che le permetterà di non consolidare l’ingente debito di Wind, oggi pari a 10 miliardi di euro (un miliardo nella società operativa e nove nella scatola di controllo) già rifinanziato a marzo con una immissione di denaro fresco da parte di Vimpelcom. I russi, invece, sarebbero intenzionati a uscire progressivamente, grazie anche al fatto che una quota di minoranza del nuovo gruppo, in questa prima fase, verrebbe rilevata da una istituzione finanziaria disponibile a entrare nell’operazione.
Il consolidamento del mercato italiano del mobile, se andrà in porto, sarà salutato senza drammi dagli altri concorrenti, Telecom e Vodafone, che beneficeranno in tal modo di una tregua nella guerra dei prezzi, che negli ultimi cinque anni ha intaccato pesantemente i conti economici degli operatori. Anzi, Vodafone è da tempo interessata a rilevare Infostrada, l’operatore di rete fissa di Wind, che ha prodotto 385 milioni di Ebitda nel 2013 e può valere fino a 2 miliardi. Mentre Telecom potrebbe rilevare le torri di trasmissione di Wind che vengono valorizzate tra 300 e 500 milioni. Il tutto per portare il rapporto tra debiti e margine operativo ben sotto il livello di 5 volte e non incorrere negli strali delle agenzie di rating.
(www.repubblica.it)
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