Da “gentile concessione” a obbligo di legge. Google da tre anni fornisce all’AgCom i dati sui suoi ricavi italiani nel mercato della pubblicità come cortesia e con obbligo di riservatezza. D’altra parte le filiali delle grandi multinazionali Usa non danno mai i loro dati country. Quest’anno però Google ha fatto ricorso al Tar, perché la richiesta di AgCom non era più “informale” ma nell’ambito della Ies, Informativa Economica di Sistema, al fine di calcolare il Sic, il Sistema Integrato delle Comunicazioni che regola tra l’altro i limiti antitrust nel mercato italiano dei media. In questo ambito ufficiale i dati potrebbero probabilmente essere resi noti, mettendo fine all’anomalia che del principale soggetto della pubblicità online in Italia, che – si ipotizza – vale da solo poco meno della metà del mercato, non si sappia nulla. O meglio, lo sa la sola AgCom ma in via ufficiosa e puramente a titolo informativo. E poi, calcolando il peso di Google Italia in modo ufficiale nel Sic, potrebbero emergere rilievi di posizioni dominanti. Ecco perché Google ha fatto ricorso. Anche se in modo morbido: ha rinunciato a chiedere la sospensione cautelare. A suo modo è una prova di dialogo. (repubblica.it)