Categories: Editoria

Proto tratta per il 32,5% del Fatto Quotidiano

Il vulcanico finanziere Alessandro Proto ha deciso di dare un po’ di ordine alla sua comunicazione. E ha appena firmato un contratto con il gruppo Weber Shandwick, che, quindi, d’ora in poi lo affiancherà nelle sue strategie. Chi conosce bene Furio Garbagnati, ai vertici della agenzia, può già immaginare quali saranno i primi consigli che vorrà somministrare all’imprenditore Proto: meno politica dell’annuncio, meno iniziative di comunicazione sui generis, già sperimentate in passato da altri pr (quelle, cioè, in cui, per avere spazio sui media, si abbina al nome di Proto quello di un famoso attore, di un ricchissimo tycoon, in procinto di fare affari con lui), e più sostanza. E, infatti, a differenza di tante altre passate trattative, quelle in cui è impegnato Proto in questi giorni sembrano avere concreti fondamenti. Il 29 gennaio scorso, per esempio, Proto ha incontrato i rappresentanti del 100% dei soci e i tre gior nalisti del cdr (comitato di redazione, ovvero il sindacato interno) di Pubblico, il quotidiano fondato da Luca Telese e che ha chiuso i battenti a fine dicembre. Tutti i soci, compreso Tommaso Tessarolo e Telese, che detengono la fetta più ampia di capitale, hanno dato l’ok per la cessione delle loro quote a Proto. In questo modo, probabilmente, potranno rientrare dal loro investimento, che era stato pari a 600 mila euro versati in conto capitale. Proto è disposto a utilizzare 2 milioni di euro per pagare i soci e ri pianare i debiti di Pubblico, e altri due milioni di euro per il rilancio del quotidiano. Il prossimo 5 febbraio è già fissato un incontro tra l’imprenditore e la redazione di Pubblico per capire se sia possibile ripartire tutti insieme. Il vincolo di Proto è uno solo: linea editoriale di massima libertà, con la disponibilità dei giornalisti a parlare a favore o contro chiunque. Pure contro Proto, se fosse il caso. Disponibilità non scontata, secondo Proto, poiché buona parte della redazione ha origini piuttosto militanti e di sinistra, e quindi potrebbe non avere voglia di schierarsi contro certi ambienti (Proto, per esempio, non ha mai nascosto la sua ammirazione e le sue affinità con Silvio Berlusconi). Telese, infatti, in un incontro con il finanziere che data circa tre settimane fa, si era tirato indietro, rinunciando alla dirczione di Pubblico nella nuova versione. Una volta risolti i problemi con la redazione, di cui Proto non vuole disperdere il valore aggiunto e il know how maturato in questi mesi, si tratterà di trovare un direttore responsabile che sia fuori dal solito giro di poltrone: il mandato per la ricerca è già stato dato a una società di head hunting. Da un lato, perciò, un quotidiano tutto suo, con una linea editoriale che piaccia a Proto. Dall’altro, invece, un investimento editoriale puramente finanziario: Proto, infatti, sta trattando con due soci del Fatto quotidiano per rilevare una quota del 32,52% della Editoriale II Fatto. Il primo è Francesco Aliberti, che ha confermato i colloqui. L’editore Aliberti ha dato al suo 16,26% del Fatto una quotazione attorno ai 5,2 milioni di euro. E Proto ha confezionato una offerta attorno ai 4 mln, concretizzata ad Aliberti lo scorso 29 gennaio. Sono in corso trattative pure con un altro socio del Fatto quotidiano, che intende sbarazzarsi di una ulteriore quota del 16,26%. E gli azionisti rimanenti, con questo peso, sono Luca D’Aprile, Cinzia Monteverdi, Antonio Padellaro e l’editore Chiare Lettere. Uno di loro, perciò, intende uscire. In questo caso, come detto, per Proto sarebbe un puro investimento finanziario, poiché l’Editoriale II Fatto è una società che produce utili. «Il Fatto è un investimento», ha ripetuto Proto nei giorni scorsi ai suoi collaboratori, «anche se è gestito da persone che non sono nelle mie corde. Ma non mi importa. Finché Travaglio scrive i suoi articoli, e la gente compra quello che scrive Travaglio, io sono felice».

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