Un impresentabile a prescindere, persino per il Pdl guidato da Silvio Berlusconi. “Se ci sono io non possono esserci candidati indagati”, disse Angelino Alfano quando poteva ancora baloccarsi con le primarie. Ce l’aveva con la candidatura di Alessandro Proto, il finanziarie d’assalto indagato dalla Procura di Milano con l’ipotesi di truffa e aggiotaggio. Su di lui pende anche un esposto presentato da Mediobanca per falso in scrittura privata per il collocamento del 10% di Tod’s, di cui avrebbe acquistato il 2,8%. Infine a Lugano Proto è sotto procedimento per riciclaggio di denaro. MAGARI NEL PDL non lo vogliono perché s’è fatto beccare, vai a sapere. Certo è che questo 38enne milanese a capo della Proto Organization, che vanta quattro studi in giro per il mondo e sede legale in Ballard Lane a Londra, da due anni spunta fuori in ogni partita finanziaria. Molti solo annunciati. Fece sapere che stava portando quattro misteriosi investitori stranieri in Rcs. Alla Consob la comunicazione della volontà d’acquisto del 2,8% arrivò, ma mancavano troppi dati. Tipo i nomi degli acquirenti. Nulla di fatto. Poco prima si era affacciato in UniCredit, sempre solo a guar- dare ma sempre facendo parlare di sé. Ha tentato di entrare nella Fondazione del Monte dei Paschi di Siena offrendo aiuto a diluirsi ma l’incontro, organizzato via mail, fallì. Altri annunci di acquisti in Fiat, Fondiaria-Sai e altre ancora. PARTITO come venditore di enciclopedie Garzanti si è reinventato intermediario immobiliare e dice di aver gestito la vendita della villa a Cannes della famiglia Berlusconi. Il Cavaliere gli avrebbe affidato anche la cessione di Villa La Certosa, vulcano incluso. Il condizionale è d’obbligo perché è Proto a raccontare se stesso e quanto dice non è supportato da alcuna testimonianza o prova documentale. Lui parla volentieri anche con i giornalisti, appare educato e disponibile e risponde anche alle domande, seppur non dica nulla. “No, non sono indagato ed è tutto fango”, rispose ad Alfano. “Il mio gruppo è solido, non è indebitato e non devo dare alcuna giustificazione sul mio operato”, disse al Fotte Quotidiano che lo interpellò perché Proto si era infilato anche nell’operazione del San Raffaele: il faccendiere Piero Daccò avrebbe avuto dei rapporti finanziari con i suoi uffici a Lugano dove sarebbe passato anche Roberto Formigoni, secondo quanto raccontato da una dipendente di Proto alla procura di Milano che ha avviato delle indagini. L’attività di Proto appare inde finita e indefinibile. Sede a Londra, società operativa a Chiasso, nessun bilancio né altra comunicazione. Alla Camera di Commercio Proto neanche esiste, salvo una società degli esordi, fondata nel 2002 con lOmila euro di capitale sociale: la Gruppo Europeo Investimenti. LUI RIPETE che fa esclusivamente da intermediario e che non compra nulla per sé. Ma certo uno strano modo di fare affari, annunciandoli. Senza sosta e sempre al dì sotto del due per cento, soglia oltre alla quale è necessario fornire alle autorità di controllo documentazione adeguata. Proto è sempre sotto il due. Nelle ultime settimane ha però cambiato obiettivi: basta società quotate in borsa e basta banche, punta all’editoria. Dopo aver inutilmente tentato nei mesi scorsi l’ingresso in Mediaset d’Espresso, due settimane fa ha annunciato la disponibilità a investire quattro milioni di euro per far tornare nelle edicole il quotidiano Pubblico Giornale, chiuso dopo appena tre mesi di vita. Notizia prima apparsa sui siti internet e poi arrivata alla redazione. Ma l’operazione si è arenata misteriosamente come era partita. Voleva farne un Fotte Quotidiano di destra. Poi deve ALESSANDRO PROTO Partito come venditore di enciclopedie poi si è dato all’intermediazione immobiliare e infine alla finanza di cui si considera un protagonista Ansa aver cambiato idea. E venerdì su alcuni siti e ieri su Milano Finanza è apparsa la notizia che Proto ha offerto 5,5 milioni di euro per acquistare la quota che Francesco Aliberti detiene nell’Editoriale II Fatto. Un impresentabile a prescindere per il Pdl berlusconiano