La protesta di Campanella: “Mi autosospendo dall’Ordine”

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1972
Il giornalista Mario Campanella

“Si parla spesso e tanto di giornalisti negli uffici stampa della pubblica amministrazione ma in Calabria siamo all’anno zero. O forse ancora peggio”. E’ quanto scrive il giornalista Mario Campanella in una lettera indirizzata al Presidente dell’Ordine, Giuseppe Soluri, ed al segretario dell’Fnsi della Calabria, Carlo Parisi.
“Avete seguito – aggiunge – la mia vicenda professionale che devo riassumervi annunciandovi che mi autosospendo dall’Ordine come forma di protesta civile nei confronti di una burocrazia spietata e ambliope , rispetto alla quale sto lottando da otto anni. Nel 2008 ho fatto richiesta di stabilizzazione all‘Asp di Cosenza ai sensi delle leggi 296/06 e 244/07. Ero stato capo ufficio stampa nel periodo 1997-1998 e poi 2000-2005. L’allora Asp mi rispose in pratica che avevo i requisiti temporali ma il mio contratto era di consulenza. L’Inpgi effettuò una ispezione e lo stesso fece il nucleo dei carabinieri dell’ufficio provinciale del lavoro di Cosenza. L’Inpgi emise decreto ingiuntivo per la parte previdenziale non prescritta e concluse che il mio rapporto di lavoro nel periodo 2000-2005 era da considerare ‘subordinato’. L’allora Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, rispondendo a un’interrogazione sul mio caso disse che ‘avrei avuto diritto a partecipare alle selezioni per la stabilizzazione quando si fosse dimostrata giuridicamente la mia subordinazione’. L’Asp fece prima ricorso dinanzi alla commissione regionale del lavoro di Roma e la perse e poi si costituitì in regolare giudizio”.
“Dopo anni di peripezie, nel giugno di quest’anno – prosegue Campanella – il tribunale di Roma ha stabilito la mia subordinazione. La sentenza è passata in giudicato. A seguito di tale sentenza e con un giudizio incardinato dinanzi al tribunale di Cosenza, il mio legale, prof. Antonio Testa, si è detto disponibile a una conciliazione con la Regione e l’Asp: la conciliazione prevedeva che io potessi svolgere le selezioni (sottolineo selezioni) riservate ai sensi delle leggi vigenti all’epoca e che in cambio rinunciassi al presunto plusvalore differenziale economico quantificabile in circa 75 mila più interessi e rivalutazione legale a partire dal 2008. L’Asp di Cosenza (che in sede di giudizio in città si è opposta) ha sostenuto che io avrei diritto alla selezione, che sarebbe stata svolta (è opportuno precisarlo) dopo la fine del Piano di rientro. La Regione non ha ancora formalmente risposto. Il mio atto di denuncia non è un atto contro destra o sinistra , ma per dare forza a una categoria, la nostra, che viene vilipesa e che anche quando chiede di effettuare i concorsi viene bandita”.
Campanella sottolinea inoltre che “nel periodo delle stabilizzazioni all’Asp, il 2009, furono assunte (secondo una sentenza di primo grado della Corte dei Conti) centinaia di persone senza titoli che ancora oggi percepiscono mensilmente uno stipendio, mentre a me non è data la possibilità di conciliare, rinunciando a tanti soldi per un diritto soggettivo che diventa oggettivo laddove chiedo di essere trattato come gli altri. Non mi piace fare la vittima, ma nemmeno restare imprigionato nel silenzio. Non credo che al dipartimento tutela della salute ci siano incompetenti, ma non posso aspettare una vita , anni, per vedere riconosciuto un diritto. Per me, giornalista , deve esprimersi l’alta Corte di Giustizia, mentre per fantini e maestri di musica (assunti il 2009 nelle Asp) tutto questo non vale. Non metto sulla bilancia i sette libri scritti, le pubblicazioni scientifiche, l’avere onorato la categoria ai tempi del Corecom pretendendo (con delibera) che tutte le aziende televisive pagassero i contributi all’Inpgi per i giornalisti e non già all’Inps. Pertanto, in attesa di vostri interventi, mi autosospendo da giornalista”.
“Non posso dimettermi da italiano altrimenti lo farei – conclude Campanella – per provocazione intellettuale e per chiedere solo che la giustizia sia la bussola di ogni decisione”.

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