Prolungata la cassa integrazione alla Gazzetta del Mezzogiorno

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E’ stato firmato l’accordo per allungare la cassa integrazione alla Gazzetta del Mezzogiorno. L’intesa ha chiuso, per il momento, la procedura per i 46 licenziamenti che era stata intrapresa dall’editore dello storico quotidiano del Sud, Edime. Nell’ambito dell’accordo, per quattro giornalisti sarà previsto il prepensionamento. Inoltre, fino al 31 dicembre di quest’anno, saranno collocati in cassa integrazione a zero ore fino a 46 giornalisti che si trovano impiegati tra la sede centrale di Bari e quelle locali di Potenza, Taranto, Andria, Lecce e Foggia. Si tratta, nello specifico, di dieci assunti con il contratto ex articolo 1, ventidue ex art.36 e undici lavoratori inquadrati con un contratto ex art. 2 o 12.

La notizia è stata resa nota dalla Federazione nazionale della stampa italiana, dal comitato di redazione del quotidiano e dalle associazioni della stampa di Puglia e Basilicata. L’intesa con Edime, allungando la cassa integrazione ai lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno, raffredda un fronte di tensione che si era inaugurato, a fine ottobre scorso, con la decisione dell’editore di procedere ai 46 licenziamenti e che era stata accolta con l’agitazione e lo sciopero indetto dai giornalisti.

La Fnsi esulta ed esprime la sua “soddisfazione” per avere “evitato i licenziamenti”. Ma non c’è da cullarsi sugli allori: “Resta il timore per il futuro della Gazzetta del Mezzogiorno: la proprietà ha infatti deciso di chiudere tutte le redazioni provinciali, accentrando i giornalisti a Bari, eliminando la propria presenza in Basilicata (nonostante sia stato chiesto di mantenere un presidio a Potenza) e mandando in edicola un’unica edizione, limitando quindi l’offerta informativa nelle due regioni”. Per la Fnsi, quindi, “Si taglia, non si investe per cercare un rilancio e non si ha chiarezza di cosa succederà tra un anno al termine del piano di crisi. Un piano” cui Fnsi e Associazioni di stampa “guardano con preoccupazione per le pesanti ricadute che si potrebbero avere sulla diffusione e sulla raccolta pubblicitaria, mettendo così a rischio la tenuta futura di tutto il giornale ed eliminando la copertura dell’informazione in due regioni del Sud Italia”.

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