L’Ue attende gli approfondimenti chiesti all’Italia per valutare se deferire o meno il nostro Paese alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, con un’eventuale richiesta di sanzione per non aver rimosso quella legislazione che permette ai soli operatori analogici di trasmettere in digitale. C’è chi ritiene che la risposta del Governo, rimasta finora sconosciuta, sia sufficiente ad annullare la procedura di infrazione.
In un’intervista pubblicata su “Il Giornale”, Stefano Mannoni (Commissario Agcom) ha illustrato la doppia strategia messa in atto dal governo italiano per convincere la Commissione Ue della reale apertura del mercato radiotelevisivo. Da una parte il passaggio totale alla tecnologia digitale in Sardegna e dall’altra, la cessione del 40% della capacità trasmissiva di Rai, Mediaset e Telecom.
“L’apertura forzosa del 40% della capacità trasmissiva è un evento senza precedenti in nessun Paese – afferma Mannoni – è un’espropriazione che apre i multiplex dei gruppi più forti a concorrenti sui quali non hanno potere di interdizione”. Alla gara, secondo indiscrezioni, avrebbero partecipato Walt Disney, Nbc Universal, Turner Entertainment nonché un importante assemblatore di contenuti svedese, Air. A quanto sembra, però, non hanno partecipato gruppi editoriali italiani: l’Espresso e Rcs non hanno presentato offerte. “Eppure – spiega Mannoni – i prezzi di acquisto sono regolati. Con un investimento di pochi milioni si può prendere un canale nazionale”.
Per quanto riguarda la procedura di infrazione da parte dell’Ue, “la risposta del governo è spiegare ciò che è stato fatto con il “tavolo della Sardegna” e che non è stato immediatamente compreso da Bruxelles”. In Sardegna, il tavolo comune tra Ministero delle Comunicazioni (guidato da Paolo Gentiloni), Agcom e operatori è riuscito a pianificare la tv digitale su 29 reti digitali superando le rigidità del coordinamento internazionale. Rai e Mediaset avranno sei reti ciascuno, Telecom Italia Media quattro, rete A due e gli altri operatori una. Due reti sono a disposizione del ministero e riservate a nuovi entranti “a dimostrazione che il sistema non è chiuso”.
Ma c’è chi, come Nicola D’Angelo (Agcom), ritiene che la risposta del governo non sia sufficiente ad evitare il deferimento alla Corte di Giustizia: “Un punto debole della procedura in Sardegna, sta nel fatto che gli operatori hanno partecipato in prima persona all’allocazione delle frequenze a disposizione. Ci voleva, invece, un criterio obbiettivo per l’assegnazione”. C’è poi da applicare la sentenza della Corte di Giustizia del 31 gennaio, che riguarda il fatto di assegnare le frequenze a chi ha una concessione”.
Fabiana Cammarano