Accordo trovato tra UE e USA per il Privacy Shield. L’accordo è mirato ad assicurare una più stringente protezione dei dati personali , facendo prevalere il diritto alla privacy su quello dell’autorità pubblica a controllare i dati trasferiti. L’accordo sostituisce il Safe Harbor, bocciato nell’ottobre 2015 dalla Corte di Giustizia, che lo ha definito poco garantista alla luce dello scandalo Datagate. Con Safe Harbor le società statunitensi potevano gestire il trasferimento transatlantico dei dati degli utenti europei attraverso un’autocertificazione, nella quale le stesse aziende indicavano di rispettare determinati criteri in termini di privacy.
Il Privacy Shield è stato approvato dal Comitato art.31, un organismo specializzato formato dai rappresentanti degli Stati membri. E’ stata espressa soddisfazione da parte di Andrus Ansip, vice commissario per il mercato unico digitale, e Vera Jourova, commissaria UE alla giustizia. Per i funzionari europei si tratta di una fondamentale rassicurazione scritta da parte degli USA ad un trattamento dei dati personali orientato alla salvaguardia del diritto alla privacy. Infatti l’accordo obbligherebbe le società che gestiscono i dati ad un maggiore rispetto nel loro utilizzo. Austria e Slovenia hanno recitato la parte dei bastian contrari, poiché l’accordo, a loro modo di vedere, non assicurerebbe una sufficiente protezione alla privacy dei cittadini. Bulgaria e Croazia si sono invece astenute dal voto.
Inoltre gli USA istituiranno un Ombudsman, che avrà la funzione di ricevere gli appelli dei cittadini europei preoccupati per eventuali lesioni al loro diritto alla privacy. Il monitoraggio del sistema sarà altresì assicurato da una costante revisione condotta dalla Commissione Europea e dal Dipartimento del Commercio americano. L’approvazione del Privacy Shield è l’ultimo atto di un lungo iter apertosi con la presentazione del testo il 29 febbraio da parte della Commissione Europea. A essa è seguita la risoluzione adottata il 26 maggio dal Parlamento Europeo. Dal loro canto le grandi compagnie americane esprimono soddisfazione per la copertura di un vuoto giuridico, reso tale dalla bocciatura di Safe Harbor.