Twitter deve svelare l’identità degli utenti pericolosi. Nasce un dibattito sul riconoscimento facciale di Facebook. Sicurezza dei dati a rischio per clienti Apple e Amazon. Microsoft lancia un browser che assicura la non tracciabilità. Una app per iPhone che garantisce l’anonimato per telefonate e messaggi.
Ma andiamo per ordine.
Se un utente minaccia una strage su un social, la polizia può risalire alla sua vera identità. È quanto è successo a New York. I responsabili del social cinguettante non volevano cedere. Per loro non si trattava di un caso rilevante. Tuttavia le forse dell’ordine degli Usa, già scottate dalla recente strage di Denver, non hanno avuto intenzione di rischiare. E così la polizia ha ottenuto un mandato per costringere Twitter a rivelare l’identità di un utente “arrabbiato”. Quest’ultimo ha minacciato di fare una strage al teatro Longacre di Manhattan, dove è in scena lo spettacolo diretto da Spike Lee “Mike Tyson: Undisputed Truth”. Si tratta di un precedente di non poca rilevanza. D’ora in poi le forze di polizia potranno, in caso di pericolo ipotetico, chiedere accertamenti di identità.
Riguardo al riconoscimento facciale di Facebook, la Norvegia ha aperto un dibattito: è giusto che un social possa riconoscere automaticamente i volti dei “suoi” membri e associare le immagine ai profili delle persone coinvolte? In realtà si tratta di una funzione che, volendo, si può disabilitare. Tuttavia dalla Scandinavia arrivano dubbi. «Facebook ha uno strumento molto potente ma non è ancora del tutto chiaro come funzioni», ha detto Bjorn Erik Thon, responsabile norvegese della privacy. Thon ha anche inviato un questionario al social network per chiarire la situazione. La Norvegia, che non fa parte della Ue, non è l’unica nazione timorosa per la privacy degli utenti. Anche l’Autorità tedesca per la protezione dei dati personali ha sospeso la funzione a giugno in attesa di maggiori chiarimenti.
Intanto gli account di Apple e Amazon fanno acqua. Con una serie di attività di pirateria informatica, si possono scoprire i dati delle carte di credito degli utenti di Amazon e Apple. Lo ha dimostrato un giornalista di Wired, Mat Honan. Gli hacker, dopo aver scoperto alcuni indirizzi e-mail di Honan, hanno usufruito del sistema “cambio password”, modificando l’e-mail e la password dell’utente. Poi il gioco è diventato semplice. Dall’interno dell’account Amazon mostra i numeri delle carte dell’utente, tranne le ultime 4 cifre. Apple, invece, occulta le prime e mostra proprio le ultime 4. E il pirata informatico ha fatto bingo. I vertici di Apple e Amazon starebbero già pensando di prendere provvedimenti per tutelare la privacy e la sicurezza, in questo caso anche economica, dei propri utenti.
Nuove frontiere anche nel campo dei motori di ricerca. Oggi, nel mondo regna Google Chrome. Tale browser ha una quota di mercato pari al 33.8%, superando il 32% di Internet Explorer, che è al 32%. Al terzo e quarto ci sono Firefox, con il 23,7%, e, molto indietro, Safari con il 7.1%. Ma in autunno le cose potrebbero cambiare. Microsoft avrebbe intenzione di integrare il suo nuovo Internet Explorer alle nuove versioni di Windows e Office. In tal modo si creerebbe un sistema chiuso in cui gli utenti, per garantirsi un funzionamento ottimale del sistema, devono usare il browser e i programmi della stessa società. Ma nelle novità apportate da Microsoft ci sarebbe anche un lato positivo per gli utenti. Si tratta della tutela della privacy. Infatti il prossimo Internet Explorer non dovrebbe “tracciare” gli spostamenti virtuali degli utenti. Il nuovo browser dovrebbe incorporare, oltre che alle normali funzioni per la privacy presenti anche in Chrome e Safari, il cosiddetto “do not track”: una funzione che assicura la non tracciabilità delle navigazioni in rete.
Infine, sempre in tema di privacy, è arrivata una applicazione per iPhone che consente di diventare anonimi. Si chiama Burner, è stata sviluppata da Greg Cohn. Burner, come suggerisce anche il nome, “brucia” il numero di telefono usato. In tal modi si possono fare chiamate e scrivere messaggi senza lasciare traccia. L’applicazione costa 1,99 dollari per ogni numero creato e bruciato e sembra adatta, più che a tutelare la privacy, a chi conduce “doppie vite”.
Tanta carne al fuoco nell’universo della privacy.