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Privacy, il Garante frena il Jobs act. No a controlli invasivi su lavoratori

Il decreto attuativo del Jobs act che prevede la norma sui controlli a distanza all’esame delle Camere dovrà evitare “forme ingiustificate e invasive di controllo” dei lavoratori, “nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea”, evitando “una indebita profilazione delle persone che lavorano”. E’ l’appello lanciato oggi al Parlamento dal Garante della privacy, Antonello Soro, nella Relazione annuale sull’attività dell’autorità nel 2014. “Nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea – un tempo netta – tra vita privata e lavorativa. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti”, si legge in un passo della relazione. Quattro dei decreti legislativi del Jobs act, approvati in via preliminare dal consiglio dei ministri, devono ancora terminare il loro iter in Parlamento. La scorsa settimana, dopo alcune contestazioni sindacali, il ministero del Lavoro aveva ribadito che la norma sui controlli a distanza inserita in uno dei decreti rispetta le norme sulla privacy fissate dal Garante. Secondo il governo, gli strumenti di controllo a distanza possono essere installati “esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale” ed esclusivamente “previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro o del ministero”.

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