Impietoso il rapporto del primo semestre 2013 per tutti i principali gruppi editoriali italiani.
Si aspettano solo i dati de La Stampa, che probabilmente, saranno resi noti il 30 agosto, data in cui è prevista la prossima riunione del Cda.
Ma stiamo ai fatti.
La testata di Via Monte Rosa lamenta una perdita netta di 21,3 milioni di euro rispetto al 1° semestre 2012. Crescono, invece, del 36,2% i profitti del digitale per un totale di 71,6 milioni di euro, che però non bastano ad arginare il disavanzo.
Stessa sorte, anche se in proporzioni diverse, per Rcs Media Group, che chiude la prima parte dell’anno con un calo netto di 125,4 milioni di euro: molto meno rispetto al 2012 quando la perdita fu di 427 milioni di euro ma, per una ripresa reale, c’è ancora tanta strada da fare.
Anche i ricavi sono in discesa del 14,3%, e si assestano a 647,9 milioni di euro. Gli introiti pubblicitari sono diminuiti del 21,5% per un totale di 251,3 milioni di euro, soprattutto a causa del calo di annunci su Quotidiani Italia, Quotidiani Spagna e Periodici.
In salita solo i profitti generati dal digitale, che crescono del 4,3% pari a 73,1 milioni di euro.
Come illustrato dall’ ad Monica Mondardini, il Gruppo Editoriale L’Espresso, tiene ma, anche in questo caso, si registrano milioni di euro andati in fumo.
Infatti, i ricavi netti consolidati di questo primo semestre, pari a 369,4 milioni di euro, sono diminuiti del 12% rispetto allo stesso periodo del 2012, quando furono di 419,8 milioni di euro.
Considerata la criticità del periodo, buona la performance de La Repubblica, testata leader del Gruppo, che si riconferma primo quotidiano nazionale tra copie cartacee e digitale.
E più precisamente, i lettori sembrano aver premiato soprattutto i contenuti digitali, che in questo primo semestre hanno registrato circa 70.000 abbonamenti on line, sopratutto grazie a Repubblica+ e Repubblica Mobile, con un aumento del 45% in più rispetto al 2012.
Non canta vittoria nemmeno il Gruppo Caltagirone Editore che riporta una perdita di 3,7 milioni di euro: meglio del 2012 quando il disavanzo fu di 11,4 milioni di euro, ma il bilancio è ancora in rosso.
Infatti, i ricavi complessivi sono diminuiti, da 101,4 milioni di euro dei primi sei mesi del 2012, a 89,3 milioni di euro, al 30 giugno di quest’anno, soprattutto a causa della mancata raccolta pubblicitaria, calata del 19,2%.
Non si è verificata, quindi, la tanto invocata riscossa del Gruppo a cui fanno capo testate importanti come Il Messaggero, Il Gazzettino e Il Mattino, nonostante un sensibile aumento nelle vendite pari al 2,2%, e all’ aumento del prezzo di copertina.
I vertici del Gruppo, in una nota, hanno commentato questi dati affermando che, non aspettandosi grandi cambiamenti legati all’ advertising, continueranno la politica di risanamento dei conti, che già ha iniziato a dare qualche frutto, attraverso provvedimenti di maggiore contenimento delle spese.
Possiamo concludere che, dopo l’allarme lanciato poche settimane fa dalla Fieg sui bilanci negativi delle imprese editrici, dopo gli interventi di Giovanni Legnini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Delega all’Editoria focalizzati sullo sblocco delle risorse pubbliche a sostegno del comparto editoriale e delle nuove progettualità che puntano all’innovazione, finalmente qualcosa sembra muoversi in questa direzione.
Infatti, il 2 agosto scorso, come sottolineato dal Vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, la Commissione Affari Costituzionali ha approvato una risoluzione che punta al rilancio dell’editoria mediante provvedimenti straordinari, anche a favore dell’occupazione.
I tre punti fondamentali, presi in esame ed approvati, riguardano tematiche molto delicate come:
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credito agevolato per gli editori in difficoltà ed incentivi fiscali per i contenuti on line;
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sostegno alle nuove start up fondate su progetti innovativi;
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maggiore tutela del diritto d’autore promuovendo intese tra editori e motori di ricerca per la definizione di un giusto compenso per i contenuti editoriali sul web.
Si spera, quindi, che, dopo tanto parlare, i provvedimenti diventino operativi in tempi brevi, soprattutto per la sussistenza di quelle piccole realtà editoriali, bisognose di una boccata d’ossigeno, sulle quali grava lo spettro della chiusura.