Suona la campanella, si apre il portone, e uno sciame di zainetti si accalca verso l’entrata. Il grande rituale collettivo del primo giorno di scuola torna anche quest’anno, e puntuali si ripresentano polemiche e titoli sui giornali. Il posto d’onore va al caro libri, al centro di una diatriba ormai decennale che vede schierati da una parte gli editori, dall’altra famiglie e associazioni dei consumatori. La novità, quest’anno, si chiama editoria digitale, al centro di un provvedimento che vede il Codacons sul piede di guerra. Dall’anno scolastico 2012/2013, infatti, sono state rese obbligatorie le adozioni di testi scolastici misti (corredati cioè di contenuti online), e questo comporterebbe per le famiglie l’obbligo di dotarsi delle edizioni aggiornate. Secondo un’indagine del Codacons, ogni famiglia si troverà a spendere in media 80 euro in più rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa delle nuove edizioni miste. «Anche questa volta – commenta Roberto Devalle, ad di De Agostini Scuola -, ci fanno passare per quelli che stritolano le famiglie». Ma se per le case editrici non si trattasse affatto di una manna dal cielo?
La storia del testo scolastico misto inizia nel 2009, con un decreto ministeriale firmato Mariastella Gelmini, che all’articolo 15 elenca le Caratteristiche tecniche e tecnologiche dei libri di testo. «Il collegio dei docenti – si legge – adotta libri di testo individuando, preferibilmente, quelli disponibili in formato digitale, scaricabili dalla rete Internet ovvero quelli editi in forma mista, comprendenti una parte a stampa e una parte in formato digitale». In altre parole, in base alle disposizioni del Miur i testi scolastici possono essere di due tipi: o una versione mista, con un testo cartaceo a cui sono abbinati dei contenuti online (ai quali si accede tramite un codice), oppure una versione interamente digitale. In questo caso il libro cartaceo diventa un pdf, con il solito codice abbinato per l’online. A partire da quest’anno, ciò che prima era solo preferibile diventa obbligatorio, in base a una circolare ministeriale emanata a febbraio 2012: «Per l’anno scolastico 2012/2013 non potranno più essere adottati testi scolastici redatti esclusivamente nella versione cartacea».
Tutti in fila a ricomprare i libri, insomma. Ma le case editrici ci raccontano un realtà un po’ diversa. Per l’ad di Loescher, Marco Griffa: «Non solo le vendite non sono cresciute, ma con l’avvento dei contenuti digitali abbiamo avuto un incremento altissimo dei costi». Dello stesso avviso anche Roberto Devalle, di De Agostini: «Non abbiamo avuto una lira di fatturato in più, anzi siamo sotto del 5% rispetto al 2011. La crisi si fa sentire anche in questo settore, e ogni anno perdiamo tra il 3% e il 4% di venduto. Dal 2009 poi, con la novità dei testi digitali, la concorrenza tra editori si è fatta ancora più spietata. Per vendere devi poter fare un prodotto di qualità: da parte nostra solo nell’ultimo triennio abbiamo avuto un incremento del 15% nei costi di produzione». Realizzare dei contenuti digitali, infatti, presuppone una serie di investimenti notevoli. «Si pensi soltanto alla realizzazione dei video – spiega Griffa – o degli esercizi interattivi, al costo dell’hardware per gli spazi disco, o a quello del software per implementare determinate piattaforme. Dobbiamo predisporre la vendita online, e anche questo comporta delle spese ulteriori. Il tutto, senza poter scaricare i costi sul prezzo di copertina». Il riferimento è ai cosiddetti tetti di spesa – stabiliti dal Miur – che vincolano i prezzi dei testi scolastici a determinati limiti, allo scopo di tutelare le famiglie.
Secondo gli editori, dunque, le aziende si trovano a realizzare un prodotto più ricco, di cui una parte finisce con l’essere “omaggio”. Giuseppe Ferrari, direttore editoriale della Zanichelli, commenta: «È la solita idea per cui tutto ciò che è online deve essere per forza gratis, ma dietro c’è un lavoro enorme». La sua casa editrice, per esempio, ha cominciato a sperimentare nel campo dell’editoria digitale già nel 1997, con un manuale di fisica su CD-rom per le scuole superiori. Nel 2002 è nato Zte, un sito web che oggi raccoglie circa 40.000 esercizi interattivi per le scuole medie e superiori, con una media di 200.000 esercizi svolti ogni settimana. Una delle ultime innovazioni, infine, è MATutor, una sorta di tutor virtuale per lo studio della matematica: si tratta di un sito web che propone una serie di esercizi, dotati di video per spiegarne lo svolgimento. La piattaforma è dotata poi di un “motore adattivo” in grado di calibrare la difficoltà dei test in base alle capacità dello studente. Un gioiellino della didattica 2.0, insomma, che ha richiesto investimenti per diverse centinaia di migliaia di euro.
E se l’editoria sta lavorando a un processo continuo – e costoso – di innovazione, anche il mercato dell’usato non resta indietro. Per il momento, l’avvento dell’online non sembra destare particolari preoccupazioni. Edoardo Scioscia, presidente di Libraccio, si dichiara sereno: «Nella nostra catena, la divisione scuola incide per il 60% sul giro d’affari complessivo, il resto è dato dalla narrativa e dalla saggistica. Non sentiamo ancora la concorrenza del digitale, nei nostri negozi abbiamo registrato – tra il 2009 e il 2011 – un incremento annuo del 3%, mentre il fatturato dell’e-commerce (Libraccio.it, sempre dedicato al cartaceo) dal 2009 è più che raddoppiato». Non mancano però le iniziative che guardano al futuro: già dall’anno prossimo, si sta valutando l’opportunità di contattare gli editori, per vendere su Libraccio.it anche gli ebook inerenti al ramo della scolastica. Scioscia, inoltre, non esclude di poter elaborare un sistema per cui i file con i contenuti online siano venduti direttamente nelle librerie.
Ciascuno si gioca le sue carte, insomma, in un mercato che Giorgio Palumbo, dell’Associazione Italiana Editori, definisce un mercato di sostituzione: «Il nostro è un mercato chiuso, legato sostanzialmente agli andamenti della natalità infantile, e a una dinamica molto rigida: se entro io, esci tu». É inevitabile dunque adeguarsi, e sono le stesse case editrici a prenderne atto. Per Devalle «la tecnologia è entrata nelle nostre vite e nelle nostre case, non può non entrare nelle aule». Resta in sospeso una domanda, e questa non se la fanno solo gli editori: la scuola è davvero pronta per sostituire la carta con i bit?