Domani scendono in piazza i giornalisti per chiedere al governo di prendere finalmente coscienza dei temi, grandissimi, che inquietano l’intera platea professionale. Dal precariato, che ormai rappresenta la normalità per la stragrande maggioranza dei cronisti – specialmente i più giovani -, fino al tema – ovviamente collegato – del temuto collasso imminente dell’Inpgi.
La manifestazione si terrà davanti a palazzo Montecitorio a partire dalle 10 di domattina. Tante le risposte che sono giunte all’appello del sindacato dei giornalisti. Che, con le parole del segretario generale Raffaele Lorusso, ha lanciato la mobilitazione: “Rischiamo di veder ridurre sempre più gli spazi dell’informazione in questo Paese: il lavoro nel settore è sempre più precario e senza attenzione a lavoro e previdenza non ci può essere informazione di qualità. Per questo chiediamo al governo e al presidente del Consiglio, Mario Draghi, risposte e attenzione per il settore”.
Lorusso ha poi aggiunto: “Riteniamo che nel Piano di ripresa e resilienza debba esserci più attenzione per l’informazione e chiediamo che nella ricostruzione del Paese sia data centralità a questo settore vitale per la democrazia. Per questo è necessario avviare subito un confronto serio e serrato“. Infine il dirigente Fnsi ha lanciato un appello sulla Fnsi e ribadito i timori relativi alla annunciata manovra di digitalizzazione dei media proposta dal governo: “La salvaguardia dell’Inpgi, baluardo di indipendenza e autonomia della categoria nella consapevolezza che senza buona occupazione non c’è riforma che funzioni. Non vorremmo che la transizione digitale diventi la premessa per una ulteriore distruzione di posti di lavoro e a una ulteriore riduzione del pluralismo. Dalla piazza rivolgeremo un appello al presidente Draghi affinché dia impulso al confronto sull’informazione e sui diritti, tutele e garanzie da riconoscere a chi fa informazione”.
Accanto alla Fnsi, anche l’Agcom e la stessa Inpgi. Giacomo Lasorella, presidente dell’Authority, ha ribadito che senza una riforma che cancelli il precariato è a rischio l’informazione e i suoi valori costituzionalmente garantiti: “Anche in relazione alla recente indagine che l’Autorità ha svolto in materia di informazione, editoria e giornalismo, non posso che ribadire che l’attuazione dell’art. 21 della Costituzione, baluardo della nostra democrazia, passa anche attraverso il riconoscimento di un giusto compenso per i giornalisti e la salvaguardia dei relativi sistemi previdenziali”.
Marina Macelloni, presidente Inpgi, ha spiegato: “Senza lavoro non c’è previdenza. Senza il sostegno della Cassa molte aziende editoriali non ci sarebbero più. Quello che chiediamo è che si condivida la visione di un Istituto che soffre perché mancano le entrate e che si condivida l’analisi di un Ente che ha fatto la sua parte. È inutile concentrarsi solo sui tagli: non risolvono la situazione e, anzi, tagli al costo del lavoro la aggravano. Chiediamo che il governo consideri la vicenda Inpgi come un pezzo della crisi complessiva del mondo dell’informazione. Solo in quest’ottica si può risolvere il problema”.
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