La vicenda italiana della gara indetta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che dovrà portare all’assegnazione di cinque reti tv multiplex (su ognuna delle quali possono viaggiare più canali televisivi digitali) ha spinto l’ambasciatore americano a Roma David Thorne a lamentare, in un messaggio confidenziale – svelato da Wikileaks – l’attività di Palazzo Chigi a favore di Mediaset e contro Rupert Murdoch. La vicenda era tornata già alla ribalta per l’appello del governo ad una presunta non reciprocità, nel campo dei media, tra Stati Uniti e Italia. Il Ministero dello Sviluppo Economico, ha chiesto, infatti, alle autorità nazionali, se il Rupert Murdoch – attivissimo negli Usa e contemporaneamente padrone di Sky – potesse o meno partecipare alla gara. Dimenticando che in realtà l’Europa su questa vicenda si è già espressa e in modo chiaro al punto tale da aver avviato una procedura di infrazione contro il nostro Paese nel caso avesse chiuso la porta a Murdoch. Procedura che cadrà appena la gara avrà inizio e l’Europa avrà visto le condizioni poste.
Tornando al decreto Romani, in questa legislatura, il governo ha dimostrato, in almeno due casi, di partire da posizioni negative per poi aprire in corner quando di mezzo c’è il web. E’ successo proprio con la votazione del decreto Romani che in una prima versione prevedeva degli obblighi di correzione e replica anche per i blog, con delle regole molto simili a quelle che già valgono per i media e la stampa tradizionali. Il popolo del web aveva gridato alla censura, anzi, all’attacco alla libertà e il decreto fu effettivamente limato da questo punto di vista. Il secondo caso è più recente e riguarda il decreto Pisanu che poneva vincoli molto stretti alla diffusione dei collegamenti wi-fi pubblici e che, nonostante un primo tentativo di difesa, è stato poi abbandonato dal ministro degli Interni Roberto Maroni.
(CORRIERE DELLA SERA)
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