Per battere la disinformazione occorre “un coordinamento tra gli Stati” ma, ancora di più, difendere e sostenere coi fatti il pluralismo: parole e musica di Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria. L’esponente del governo è intervenuto nel corso del Global Forum on Building Trust and Reinforcing Democracy dell’Ocse. E ha parlato delle grandi sfide legate all’informazione, alla stampa e dunque alla democrazia. “La lotta alla disinformazione richiede un coordinamento tra gli Stati a livello internazionale e un coordinamento all’interno dei singoli Stati, tenendo conto del nostro Dna: siamo democrazie e le libertà di opinione, di informazione così come il diritto di accesso all’informazione sono parte integrante dei nostri Stati e vanno bilanciate con le azioni di contrasto alle fake news”, spiega Barachini. Secondo cui da soli non si va da nessuna parte, men che mai sul fronte del contrasto alle fake news: “E a tal fine occorre avere un approccio positivo: non si tratta di limitare la libertà di espressione, ma piuttosto di garantire questa libertà in un ambiente più sicuro. E la sfida più grande è proprio convincere le persone dell’urgenza di tutto questo e trovare la strategia migliore”.
Ma la questione non è inerente solo alla sfera pubblica, occorre coinvolgere gli attori primari della partita. Che sono gli stakeholder, per dirla con un linguaggio più forbito, dell’editoria. L’appello del sottosegretario Barachini è rivolto agli “editori che possono cogliere ora una grande occasione tornando ad essere punti riferimento accurati e affidabili in un contesto digitale in cui la confusione è molto alta ed è difficile distinguere il vero dal falso”, ma lo è ancora di più ai “cittadini che, attraverso le analisi del Dipartimento Informazione con il mondo accademico e le campagne di comunicazione istituzionali che ne discenderanno, saranno maggiormente consapevoli dei meccanismi e dell’origine dei flussi di disinformazione e capaci di usare in modo positivo le tecnologie”.
Tali premesse però devono tener conto del principio polare in materia di libertà di informazione e di democrazia. Che è il pluralismo. Bisogna “difendere l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione”, afferma Barachini che denuncia: “Nel mondo dell’informazione in rapido cambiamento i media sono diventati sempre più deboli”. Lo scenario è quello che conosciamo: “Gli editori fanno fatica a finanziare il giornalismo. Questa situazione quasi certamente impatterà sul lavoro dei giornalisti e sulla qualità dei contenuti pubblicati. Credo che sia importante – ha quindi rimarcato il sottosegretario- sostenere il settore prima che sia troppo tardi, prima che i fornitori di servizi di informazione siano tentati di seguire il modello di business delle piattaforme. Un modello che non ha niente a che fare con l’interesse pubblico o con la distribuzione di informazione affidabile o con il rispetto del pluralismo”. Insomma, per battere la disinformazione occorre investire nel pluralismo. E prendere le distanze dai modelli digitali. Non meno importante, infine, per l’esponente del governo italiano, “la regolamentazione condivisa dello spazio digitale. Le democrazie non possono controllare il dibattito democratico, ma nemmeno dovrebbero farlo l’algoritmo o una piattaforma”.
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