PIROZZI (TELECOLORE) SPIEGA L’INVOLUZIONE DELLE TV LOCALI. TELEA NON È UN’ECCEZIONE

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«Dalla loro nascita, 1976, salutate come “libere”, le emittenti locali sono sempre state oggetto di normative che, nate per regolamentare e stabilizzare il sistema, per renderlo idoneo ad uno sviluppo complessivo, si sono poi verificate, nel migliore dei casi, ostative allo stesso». Lo scrive Nicola Pirozzi (di Telecolore) sul blog di Franco Abruzzo.
«L’elemento principale – continua la lettera – che ha condizionato fortemente in negativo qualsiasi intervento legislativo in materia è dovuto alla logica monopolista, RAI prima e subito dopo oligopolista (RAI, FININVEST-MEDIASET), ad esso va aggiunto l’elemento della tragica disunità tra gli editori, quest’ultimo non ha permesso quell’incisività, quel peso, che avrebbe consentito un rapporto paritario, (tra il mondo oligopolista televisivo nazionale e quello delle emittenti locali), nei confronti dei parlamenti e governi che si sono alternati nel tempo.

Fatte le dovute, e debite eccezioni, la stragrande maggioranza dei colleghi giornalisti, attivi, assunti, flessibilizzati, precarizzati, non ha per niente consapevolezza di questi aspetti storici, estremamente sintetizzati sopra, né dell’ambiente, né del contesto, in cui lavorano: intendo la postazione, l’antenna, la rete strutturale, l’alta frequenza, come la bassa frequenza, l’articolazione dei processi atti a fornire le risorse economiche (la pubblicità, televendite ecc. che consentono il pagamento dei ns. rispettivi stipendi), e tanto, tanto altro ancora.

Tutto ciò comporta che poi ci si meravigli di quanto oggi accade a TeleA, (a me meraviglia che ci sia stata addirittura questa labile notizia in circolazione), ci sono stati già altri casi di licenziamenti collettivi, come di questo, si da notizia, in un ambito molto ristretto, e poi dopo una settimana, più o meno il buio più completo.

In questo momento, le emittenti locali campane (per attenerci alla questione TeleA, ma pertinenti a tutto il territorio nazionale), sono in procinto di affrontare la dismissione delle frequenze, dopo nemmeno due anni dalla assegnazione provvisoria e dalla digitalizzazione delle reti, si produce così una nuova interruzione dei servizi diffusivi.
Al 31 12 2009 ci fu lo spegnimento delle reti analogiche e la contestuale accensione delle reti digitali. Faccio notare a tal proposito che la norma stabiliva questa scadenza, che, per le emittenti tutte, significa far calare una “mannaia” nel periodo di maggior interesse pubblicitario, di un intero anno, le festività natalizie, questa comprova e la dice lunga sulla “sensibilità del legislatore” circa le conseguenze del suo operato.

Per mesi i segnali non vennero percepiti dall’utenza, ci fu un crollo delle entrate pubblicitarie. Gl’inserzionisti, giustamente, non avendo più riscontri, ritennero di interrompere i contratti, o di non sottoscriverli e rinnovarli. A quest’ammanco di risorse economiche, si sommava l’esorbitante costo della sostituzione degli impianti, per dare una idea, l’investimento ha inciso nell’ordine del 50% – 80% del fatturato dell’anno. Tale impegno di spesa, l’esborso, dato non trascurabile, è dovuto avvenire nell’arco temporale di pochi mesi. Per chi ha dimestichezza, nell’attività di pagare con quanto ci si ritrova in tasca, questo è un indebitamento che strozza qualsiasi attività economica. E’ da ricordare a tutti che l’editoria, in generale, di economico ha sempre avuto ben poco. Tutto quanto sin qui descritto va collocato, infine, in un contesto di crisi globale, di recessione, per anni mentito e disconosciuto, oggi, troppo palese ed evidente da continuare a mentirlo, inizia ad essere non più percepito ma vissuto nel quotidiano da ognuno.

Le associazioni FRT-AERANTI, dopo decenni di ostracismo vicendevole, si sono unite, da circa un paio d’anni, troppo tardi, i giochi son fatti, si possono solo raccogliere i cocci. La forte presenza degli editori agli ultimi incontri, era, a tutti gli effetti, la partecipazione vicendevole ad una miriade di malati terminali: le loro attività editoriali, e le partecipazioni di esponenti governativi e parlamentari: i becchini, pronti a ricavarne il lucro.

In breve, guardando a “volo d’uccello” il “sistema” radiotelevisivo, e paragonandolo ai rapporti che legano le nazioni sviluppate (RAI-MEDIASET) e quelle sottosviluppate (emittenti locali), mi vengono in mente le strategie del “colonialismo interno”, e trovo che ben si calano sullo stesso».

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