In questi giorni i giornalisti de L’Unità stanno ricevendo pignoramenti e ingiunzioni di pagamento per una cifra che finora supera i 400 mila euro, dopo essere stati condannati in una serie di cause per diffamazione a risarcire i danni al posto della società editrice Nie (Nuova Iniziativa Editoriale Spa). Ma perchè è successo tutto ciò?
A giugno scorso la situazione finanziaria di Nie, editore de L’Unità dal 2001, è precipitata: gli amministratori hanno deciso di mettere in liquidazione la società che ha portato i libri in tribunale con 32 milioni di debiti. Da quel momento Nie non è più uffcialmente in grado di pagare i creditori, compresi coloro che hanno vinto le cause di diffamazione e hanno diritto al risarcimento da parte de L’Unità. E qui sorge il problema: la responsabilità nelle cause di diffamazione è ripartita tra editore, giornalista e direttore della testata in questa proporzione: 80 per cento per l’editore, 10 per cento per il direttore, 10 per cento per il giornalista che ha scritto l’articolo. Tutti e tre i soggetti però sono responsabili in solido: significa che se uno dei tre non è in grado di pagare, gli altri possono essere obbligati dal giudice a pagare per lui. Ed è proprio quello che è accaduto: oberata dai debiti Nie non può pagare e così il tribunale ha deciso che a risarcire i soggetti diffamati dovranno essere i giornalisti, per il totale della somma. Ricordiamo che L’Unità, lo storico quotidiano di sinistra fondato da Antonio Gramsci, ha sospeso le pubblicazioni il 31 luglio del 2014. Dopo lunghe trattative, lo scorso 24 marzo il Tribunale di Roma ha dato il via libera all’affitto della testata da parte di Guido Veneziani, editore di riviste come Stop, Vero, Rakam e Miracoli. La data di cui si era parlato per il ritorno del giornale in edicola era il 25 aprile, ma è stata posticipata. Domenica 3 maggio dal palco della festa dell’Unità di Bologna, dove ci sono state delle contestazioni e dove alcuni manifestanti sono rimaste ferite, il presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi tra le altre cose ha detto: «Stiamo vedendo con Cuperlo alcune idee bislacche per l’Unità che tornerà in edicola». Una frase che aveva fatto pensare a molti che proprio uno degli esponenti di punta della minoranza potesse diventare addirittura il direttore della neonata Unità di epoca renziana. Un’idea che all’editore Veneziani pare non piacere affatto: “Cuperlo – ammette in un’intervista al Fatto – non è mai stato direttore di qualcosa, ho bisogno di un uomo di macchina, di qualcuno pratico, di esperienza”. Insomma, un vero e proprio “pasticciaccio” all’italiana al quale la Boldrini ha cercato di porre rimedio:”servono strumenti legislativi che obbligano le società editoriali in liquidazione a tutelare in sede giudiziale i giornalisti e a pagare i risarcimenti. Senza farli ricadere mai più sui direttori, o sugli ex direttori”. Staremo a vedere…
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