Blocchi di porfido contro un’auto del quotidiano La Stampa. Sono stati lanciati questa mattina, a Torino, durante un corteo di protesta di alcuni movimenti anarchici. L’autista della vettura è rimasto ferito a un braccio, mentre il redattore e il fotografo che si trovavano a bordo, sono rimasti illesi. A lanciare le pietre, secondo la denuncia del giornalista del foglio piemontese, sarebbero stati alcuni individui incappucciati, che si sono staccati dal corteo per colpire l’auto del quotidiano.
Il corteo, composto da una cinquantina di persone, era partito dal vicino centro sociale “Asilo Occupato”, nei pressi di Porta Palazzo, per protestare contro i tre arresti effettuati ieri pomeriggio per i tafferugli dello scorso 28 febbraio davanti al Cie di Torino.
Il raid segue, di pochi giorni, l’episodio della busta esplosiva recapitata alla redazione del giornale di via Lugaro. Episodio che proprio oggi è stato rivendicata da una sigla anarchica con un volantino firmato “Federazione Anarchico Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale”, spedito al Secolo XIX di Genova. Nel volantino si legge che il pacco è dedicato “a tutti gli anarchici e ribelli rinchiusi in carcere in ogni parte del mondo”. Nella lettera si citano anche i nomi di alcuni compagni “rinchiusi nella sezione A4 2 di Ferrara e a Rebibbia” e i “compagni greci”.
La sigla affiliata alla Fai/Fri è dedicata ad un anarchico appartenente alla “Cospirazione cellule di fuoco”, rinchiuso nelle carceri greche. Bolano, infatti, secondo le autorità greche, firmò nel 2012, assieme ai compagni della Ccf detenuti, un documento in cui si minacciavano i magistrati bolognesi che hanno indagato per la bomba spedita dalla Grecia a Silvio Berlusconi nel novembre 2010, che costrinse un aereo ad un atterraggio di emergenza a Bologna.
“E’ un tempo pericoloso per la mafia degli accusatori – si legge in quel documento – che presto potrebbero incontrare una fitta pioggia di proiettili o una potente bomba”.
Lo stesso Bolano nel 2011, chiamato a dare spiegazioni sul pestaggio di un poliziotto nel carcere di Domokos, si rifiutò di rispondere a qualsiasi domanda, limitandosi a dichiarare che “un ribelle anarchico ha il dovere di colpire in faccia l’assassino di un compagno”.
Gli anarchici che stamattina hanno colpito a pietrate l’auto, stavano protestando per gli arresti avvenuti in una manifestazione in cui il 28 febbraio scorso davanti al Cie del capoluogo piemontese era stato aggredito un altro cronista del quotidiano locale Cronacaqui. Il giornalista fu circondato da una quindicina di antagonisti, spintonato e rapinato della macchina fotografica che gli fu restituita solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine, senza la scheda di memoria.
Già lo scorso 5 dicembre un gruppo di autonomi torinesi fece irruzione nella redazione de “La Stampa”, dove furono accesi alcuni fumogeni e fu minacciato lo stesso redattore rimasto illeso nella vettura colpita oggi.
Altre aggressioni ai cronisti nel Torinese per iniziativa di appartenenti a frange anarchiche si sono verificate lo scorso anno durante manifestazioni No Tav. La più significativa il 29 febbraio, a Chianocco, quando una troupe del Corriere della Sera web venne assalita da un gruppo di facinorosi che, oltre a minacciare e costringere gli operatori ad allontanarsi, impedendo loro la realizzazione di un reportage, avevano sequestrato loro l’auto e i documenti e avevano danneggiato le loro attrezzature tecniche. Per questo raid vennero arrestate due persone.
L’Associazione Stampa Subalpina, il sindacato dei giornalisti del Piemonte, ha espresso la “piena solidarietà ai colleghi e a tutti gli operatori de La Stampa, vittime nei giorni scorsi di un pacco bomba e oggi di un linciaggio durante un corteo di anarchici”. “Nel clima sempre più pesante che si va diffondendo – ha affermato il sindacato dei giornalisti – è tempo di riaffermare con forza alcuni principi imprescindibili per il nostro Paese. L’informazione è pilastro portante della democrazia: chi fa informazione seriamente e quotidianamente costruisce democrazia e merita rispetto”.
“Tutti insieme, cittadini, istituzioni, dobbiamo respingere ogni forma di minaccia, intimidazione e violenza verso i media e i giornalisti”, conclude l’Assostampa.
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