Lo stato di difficoltà vissuto dalla piccola editoria radio/tv in Italia è allarmante e sempre più sotto gli occhi di tutti. In generale la piccola editoria, a prescindere dal mezzo di comunicazione, è sempre più in pericolo e molte realtà stanno pian piano scomparendo. Resistere a questa situazione è sempre più complicato. Per questo motivo ieri a Roma si è discusso nella sede dell’Associazione Stampa Romana dell’agonia dell’informazione, che poi si traduce in minor libertà di stampa. Uno sguardo alla situazione del territorio: sette licenziamenti con preavviso lavorato a T9, stato di solidarietà al 40% fino a luglio a RomaUno, ritardi fino a tre mesi nel pagamento degli stipendi a Teleroma 56, organici ridotti del 50% a Lazio Tv (che ha anche chiuso le redazioni di Roma, Frosinone e Formia) e più che dimezzati ad ExtraTv. Sono solo alcuni dei numeri disastrosi ed allarmanti della crisi della piccola editoria radiotelevisiva nel Lazio.
Nel 2015 nessuno da proteggere
“I tagli ai fondi all’editoria hanno colpito le piccole aziende con il bilancio 2013 e 2014, nel 2015 forse non ci sarà più nulla da colpire. Facciamo un appello al governo per ripristinare le risorse tagliate e fare un salto qualitativo per l’emittenza”. A dirlo è il presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana Santo Della Volpe, parlando dell’allarme occupazione per la piccola editoria radiotelevisiva nella regione, e non solo. Sulla stessa linea anche Massimo Rocca, presidente di Stampa Romana: “Deve finire questa folle tendenza a considerare ogni soldo pubblico un soldo buttato”.
Possibile che non si riesca a tutelare l’informazione?
Andrea Cuccello, segretario generale Cisl del Lazio, ricorda come ci sia “il progetto di legge regionale 210 che però non ha copertura finanziaria”. Cuccello insiste poi su un punto chiave: “Dobbiamo sensibilizzare la giunta, puntando anche su supporti a livello fiscale per le aziende. Se non facciamo questa battaglia il settore rischia di implodere, ed è una crisi a livello nazionale, come dimostra la discussione sulla Rai, e Sky, che sembra voglia lasciare nel Lazio solo Sky Tg24″. Il segretario generale Uil del Lazio Pierpaolo Bombardieri chiede una risposta alla politica capitolina e regionale: “Compagno Marino e compagno Zingaretti fateci sapere come la pensate. Per anni abbiamo assistito a finanziamenti alle sagre della castagna, della porchetta e degli scacchi, possibile non si riesca a tutelare l’informazione? Dobbiamo capire se chi governa il territorio è disposto a spostare finanziamenti per fare una scelta di libertà”.
Possibilità fondi europei
Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil del Lazio, indica una possibile strada da seguire: quella dei fondi europei: “Dentro i 45 progetti o idee inviati dalla Regione Lazio a Bruxelles ci sono gli spazi per inserire il capitolo informazione. E per tutelare i lavoratori si può mettere in campo una vertenza con un paio di iniziative per i prossimi giorni”. Di Berardino spiega che in questi giorni partirà una lettera di tutte le associazioni presenti per discutere con la Regione sul percorso della legge. “Se questo non dovesse accadere – continua – penso dovremmo ragionare su una iniziativa da organizzare tutti insieme sotto la Regione”.
Le realtà della piccola editoria radiotelevisiva del Lazio finalmente riescono a far sentire la propria voce, finora, ricorda Alessandro Tittozzi di T9, “il silenzio sulla nostra situazione è stato assordante. Forse presidente della Regione e sindaco si accorgeranno della nostra crisi quando non troveranno più microfoni ad aspettarli“.
Jobs Act, speriamo non ci sia un pesce d’aprile
La crisi della piccola editoria laziale è grave e ben riflette, purtroppo, la situazione italiana. “Tra il 2012 e il 2014 – spiega Della Volpe – si è arrivati a una grande fascia di crisi per l’informazione, che riguarda anche i grandi gruppi editoriali. Diminuiscono gli occupati e aumentano le partite iva e i co.co.co. Se si vuole dare vera autonomia professionale, la prima cosa è avere un lavoro sicuro e retribuito, senza avere il ricatto occupazionale alle spalle. Vorremmo sapere – prosegue Della Volpe – anche come il governo intende muoversi sul Jobs Act legato al nostro settore: non c’è una sentenza al riguardo, ma prima o poi ne potrebbe arrivare una che porti a un’ulteriore precarizzazione. Il 31 marzo faremo un seminario sul tema. Speriamo il giorno dopo non ci sia pesce d’aprile da parte di altri”. Una vera e propria emergenza occupazionale, insomma, anche perché (lo ricorda anche lo stesso presidente Fnsi) nel nostro Paese circa 210 testate piccole e grandi nel giro cooperativo non profit che potrebbero chiudere nel giro di soli 3 mesi, mentre i posti di lavoro in ballo sono migliaia, circa 3000, senza tener conto di tutto l’indotto.
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