Piano tagli a Repubblica, i giornalisti sulle barricate

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Bagarre a Repubblica, l’assemblea dei giornalisti prende posizione contro l’editore e rifiuta il piano di tagli. Pronti a tutto per esorcizzare il pericolo dei licenziamenti e degli esuberi, i giornalisti di Repubblica hanno affidato al comitato di redazione un pacchetto da cinque giorni di sciopero. Contestualmente, è stato dato al Cdr il mandato per iniziare le trattative sindacali con l’azienda. Si preannuncia un braccio di ferro durissimo. Da un lato Gedi degli Elkann mani-di-forbice che stanno dismettendo tutto ciò che non ritengono evidentemente abbastanza fruttifero e utile mantenere all’interno del gruppo. Dall’altro i giornalisti di largo Fochetti che adesso iniziano a temere seriamente di finire sulla graticola degli esuberi.

L’assemblea, dopo essersi riunita e aver deciso di opporsi con tutte le sue forze ai tagli di Gedi, ha licenziato un lungo e duro documento contro il piano tagli che è stato pubblicato anche sul sito web di Repubblica. “L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica contesta in modo netto e radicale il piano di tagli proposto per l’ennesima volta dall’azienda alla redazione. Una politica assolutamente inadeguata per garantire la stabilità economica della testata che anzi verrebbe ulteriormente impoverita di un patrimonio di esperienze e competenze”. Parole pesanti e forti che hanno indotto l’assemblea a dare “mandato al Cdr di vincolare qualsiasi apertura di trattativa sindacale alla presentazione di un chiaro ed esaustivo piano editoriale, nel quale siano circostanziati: gli investimenti necessari per il rilancio della testata, gli obiettivi che ci si propone di raggiungere con organici ulteriormente ridotti nonché i progetti che coinvolgono le redazioni nel loro complesso”. “E non ultimo – puntualizzano i giornalisti – chiede all’azienda di indicare quali siano le scelte per la crescita dei ricavi, in particolare della componente digitale, perché siano adeguate alle sfide del mercato editoriale”.

I giornalisti non si sottraggono a un’analisi sul merito della situazione: “L’assemblea pone inoltre un ineludibile tema di responsabilità rispetto alla crisi che sta attraversando Repubblica. Pur riconoscendo il momento di difficoltà di questa fase di grandi cambiamenti, i risultati economicamente negativi sono da ascrivere anche alle scelte della linea editoriale che non riesce a intercettare nuovi lettori e che ha allontanato il tradizionale pubblico di riferimento della testata Repubblica; ma anche alle strategie del management, frutto di previsioni errate e di risultati ancora non sufficienti a garantire l’equilibrio dei conti, in particolare nello sviluppo del digitale. Scelte e strategie di cui l’assemblea chiede totale revisione”. Insomma, aver portato Repubblica su una linea “moderata”, forse fin troppo, ha pesato sui conti. Non altro. Almeno nella lettura dei giornalisti. Che aggiungono: “Le giornaliste e i giornalisti di Repubblica in questi anni hanno dimostrato un grande spirito di sacrificio e un forte legame affettivo con il giornale ma non sono disposti ad essere gli unici a pagare ancora una volta il conto di decisioni spesso non condivise, anzi non di rado contestate dalla redazione stessa”.

Dunque per “l’assemblea” diventa fondamentale e decisivo affidare “al Comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero da utilizzare qualora non arrivassero le risposte richieste prima dell’apertura di una trattativa sulla riduzione dei costi del lavoro, che dovrebbe basarsi su due principi: totale volontarietà delle uscite e reintegro dei numeri redazionali”.

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