La Rai sta cercando di rinnovarsi: fuori 600 costosi dirigenti vicini alla pensione; dentro 300 giovani under 30. Il fondo per prepensionamenti è interno. Si attesta sui 53 milioni. Prevista una lieve ripresa nel 2013. Ma con il bilancio sempre in perdita. Intanto, a causa dell’enorme evasione, il canone arriva a 113,5 euro.
Il dg Rai, Luigi Gubitosi, il presidente Anna Maria Tarantola e il cda stanno pensando ad un manovra “salva Rai”. Ciò significa ridurre i costi, mantenendo costante, magari aumentando, la qualità dell’offerta. Si tratta di un politica da attuare sul lungo termine: 5 anni. Ma, viste le condizioni della tv pubblica, che solo nel 2012 ha perso oltre 200 milioni, le “ristrutturazioni” inizieranno già nel 2013.
Un punto fondamentale sembra essere il rinnovo generazionale. È stato varato un piano per mandare in pensione i dipendenti anziani e assumere i giovani. Il saldo comune dovrebbe essere “negativo”: 600 dirigenti verranno sostituiti da 300 giovani.
Le modalità sono ancora indefinite. Si parla anche si un possibile concorso (in Rai un evento eccezionale). Ma nulla è certo. Anche perché il piano non è ancora ufficiale. E dovrà attraversare indenne le “forche gaudine” dei sindacati.
Tuttavia è certo che a Viale Mazzini hanno stanziato un fondo, tutto interno, per favorire lo “scivolo” dei dipendenti vicini alla pensione. Si tratta di 53 milioni per circa 600 prepensionamenti. La ratio di questa strategia potrebbe essere intuibile. I dirigenti, tra i 60 e i 65 anni, hanno degli stipendi onerosi. E sono quasi tutti vicini alla pensione. Inoltre rappresentano, per forza di cose, la “vecchia guardia”. Mentre la Rai ha bisogno di idee nuove. La tv “classica”, anche se mantiene ancora il primato sugli altri media, deve confrontarsi anche con un web sempre più agguerrito e organizzato. Il quale sta già erodendo fette di mercato alla televisione, soprattutto a quella “tradizionale”. Per questo una iniezioni di 300 giovani, magari nativi digitali, darebbe un spunto creativo in più. La Rai ha pochissimi dipendenti sotto i 30 anni. E tra questi nessun giornalista (in effetti l’ultimo concorso per praticanti, stando a quanto scrive La Repubblica, risale al 1989). Inoltre, fattore altrettanto importante, i neo-assunti costerebbero (molto) meno.
Tuttavia, come detto in precedenza, tale piano non è ancora ufficiale. Né tantomeno di facile esecuzione. Non è detto che tutti i 600 dirigenti accetteranno i prepensionamenti. E c’è da trattare con i sindacati. Ma, a quanto pare, Viale Mazzini mostrerà i muscoli. Se lo “scivolo” verrà rifiutato, la Rai potrebbe anche imporre un pensionamento “tout court”, dichiarando lo stato di crisi. Ma anche questa evenienza non è priva di complicanze. I ricorsi al Tribunale del Lavoro sono sempre dietro l’angolo. E soprattutto nel servizio pubblico non sono un evento raro. Circa un decimo dei dipendenti ha una causa in corso con la Rai. Ciò significa che l’ufficio legale di Viale Mazzini deve smaltire circa 1300 ricorsi (su circa 13000 lavoratori).
Ma gli avvocati della tv pubblica avranno anche un altro compito: citare in giudizio You Tube, la piattaforma di condivisione dei contenuti video e audio di proprietà di Google. Pare che You Tube abbia diffuso illecitamente contenuti di proprietà della Rai. Si tratta di una vicenda spinosa. In quando il diritto d’autore della rete non è ancora ben definito. I diritti della rete nella rete sono ancora in gestazione. È possibile che la Rai tenterà un accordo “pacifico”, magari accordandosi previa il pagamento di una somma da parte del contenitore di Google. C’è da precisare che gli screzi tra la tv tradizionale e i nuovi media non sono una novità. Già nel 2008 Mediaset fece causa a You Tube per lo stesso motivo: aver diffuso contenuti protetti dal copyright senza permesso. E il Biscione chiese ben 500 milioni di risarcimento.
Ironia della sorta, si tratta circa della stessa cifra (500 milioni) che manca alla Rai ogni anno a causa dell’evasione del canone. Infatti il 27% della popolazione lo evade. Al Sud si arriva a punte del 40%. Anche (forse soprattutto) per tale ragione che il canone è in costante aumento. Nel 2013 arriverà a 113,5 euro, rispetto ai 112 del 2012. Anche per questo la tv di Stato, insieme all’Agenzia delle Entrate, sta cercando di far pagare il canone agli abbonati Sky che lo evadono, pagando solo l’abbonamento all’emittente satellitare di Murdoch.
Dunque la nuova Rai di Gubitosi e della Tarantola sta cercando ristrutturarsi. Tuttavia le crepe sono tante. E per il 2013 anche se i piani andranno a buon fine, è prevista una perdita. Nella previsioni del bilancio, che hanno comunque un valore relativo, si parla di 36 milioni.
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