In piazza Affari sembra essere piaciuto il piano triennale di Rcs presentato il 12 marzo agli investitori dall’amministratore delegato del gruppo Pietro Scott Jovane. La quotazione è cresciuta di circa l’8% ma gli obiettivi aziendali restano sfidanti e incerti. Sul fronte pubblicitario, ad esempio, Scott Jovane ha detto che il 2014 è partito in recupero: “Nei confronti del 2013 il gap si sta riducendo”, ma i dati ufficiali dell’Osservatorio Stampa Fcp parlano di un -14,4% della raccolta complessiva dei quotidiani in gennaio. Rcs vuole peraltro arginare la tendenza del calo dei ricavi bilanciando le minori vendite cartacee anche con nuovi introiti digitali, che a fine 2015 dovrebbero attestarsi sul 21% del totale. Molto ci si attende dal passaggio, entro l’anno, del sito del Corriere alla formula “pay”: collaudata dalla stessa Rcs in Spagna con El Mundo, passato al paywall lo scorso novembre (“abbiamo varie migliaia di sottoscrittori”, ha dichiarato Scott quaranta giorni fa).
Il Gruppo ha investito circa 20 milioni di euro nell’area digitale per lo sviluppo dell’offerta editoriale, sia in tecnologie e piattaforme abilitanti, che esplorando nuove aree di ricavi.
Sempre sul fronte dei ricavi, le attese migliori, per quest’anno, arrivano però dalle testate sportive per i campionati mondiali di calcio, dalla concessionaria di pubblicità a seguito dell’acquisizione di nuovi contratti di raccolta con editori terzi e da Rcs Sport dallo sviluppo degli eventi sportivi organizzati direttamente, tra cui si segnala il Dubai Tour, la cui prima edizione si è tenuta a inizio febbraio. Per i libri, il gruppo conta su una contenuta crescita di ricavi (a perimetro omogeneo), in un mercato previsto in contrazione, sia pur con un crescente contributo del multimediale. Quanto ai tagli, l’azienda punta a fare ulteriori efficienze per 50/70 milioni di euro (senza toccare gli organici), i cui effetti si manifesteranno a partire però dal 2015, per totalizzare 220 milioni di risparmi complessivi nel triennio, contro i 145 previsti inizialmente. E proseguire nella vendita degli asset non strategici, confermando i target previsti nel Piano. Quest’accelerazione del piano di efficienze (che nel 2013 hanno raggiunto i 92 milioni di euro e prevista nel 2014 per altri 50/60 milioni) dovrebbe dunque permettere di conseguire il target triennale di taglio di costi previsto nel piano 2013-2015 con un anno di anticipo. Altri risparmi arriveranno dalla riduzione del formato del Corriere, un tabloid analogo a quello già adottato dalla Gazzetta, dopo l’estate.
Sul fronte delle dismissioni è stato raggiunto il 72% dei complessivi 250 milioni definiti dalla società entro il 2015, anche per rispettare le severe condizioni poste dalle banche – molte delle quali sono le stesse che hanno finanziato aziende in crisi ben più grave come Sorgenia o Tassara – sulle attuali 3 linee di credito per 600 milioni di cui il gruppo dispone. Non sembra essere all’ordine del giorno la vendita di Digicast dopo le voci di trattative sfumate con Sky e non si profilano nuovi annunci sul fronte delle testate non-core. Sembrano in stallo anche i contatti con il private equity Clessidra per vendere il 44,5% di Finelco, il gruppo che detiene Radio Montecarlo, R105 e Virgin Radio Italy e che è controllato per la quota restante dalla famiglia Hazan. Al contrario, Rcs ha comprato le minoranze dei soci locali nell’Editoriale del Mezzogiorno, editore del quotidiano Corriere del Mezzogiorno allegato al Corriere della Sera in Campania e in Puglia, dopo aver fatto lo stesso nel Trentino Alto Adige, dove edita il Corriere di Bolzano e il Corriere di Trento, e a Bologna, dove edita il Corriere di Bologna; le altre testate locali del gruppo (Corriere del Veneto e Corriere Fiorentino) sono tuttora a capitale ripartito tra Rcs e imprenditori locali. E ha anche acquisito il portale di videogiornalismo “user generated” Youreporter.it.
Per quanto riguarda il futuro del comparto immobiliare di via San Marco e via Solferino, ceduto da Rcs per un valore complessivo di 120 milioni di euro a Blackstone, il colosso americano ha preso l’impegno a non rivendere per un anno, scaduto il quale conta invece di ricollocare l’asset, di cui Rcs resterà affittuario a prezzi di mercato per periodi di tempo variabili a seconda dei blocchi immobiliari. Lo staff di Jovane considera dunque positivamente il consuntivo 2013, se si considera che i -200,8 milioni di euro di risultato operativo negativo si confrontano con i -523,5 milioni dell’anno precedente; la posizione finanziaria netta riflette l’introito dei 400 milioni di aumento di capitale versati dai soci, che ha permesso alla Fiat di insediarsi al 20% della società, essendo migliorata dai -845,8 milioni di fine 2012 a quota -476, peraltro in presenza di una potenziale, ulteriore tranche da 200 milioni di euro di ricapitalizzazione già approvata ma che sarebbe oggi una possibile fonte di dissidio tra i soci. Ma l’obiettivo dei 150 milioni di ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization: l’utile prima degli interessi passivi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali. Una sorta di margine operativo lordo) positivo nel 2015 resta molto sfidante, seppur confermato dal manager di via Rizzoli in occasione dell’Investor Day. (fonte: AGI)