E’ questa decisione della corte europea che ai grandi capi del Gigante di Montain View pare, per dirla in modo soffice, una forzatura.
Avanti, nel pezzo, Drummond parla degli sforzi, in termini proprio di sviluppo ingegneristico, che l’azienda ha fatto per filtrare i risultati in modo che non comparissero robe che hanno a che fare con pedofilia, con inni a totalitarismi, o cose ritenute illegali anche – per cosí dire – nella vita normale. E per il resto, vale – dice il manager – l’articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti umani, secondo cui “ad ognuno deve essere garantita la libertá di espressione e di opinione”. Ma come si fa, sembra chiedersi Drummond, a capire se un contenuto che include il nome di un individuo sia “inadequate, irrelevant or no longer relevant, or excessive (inadeguato, irrilevante o eccessivo)?”.
Nella sola Italia, frattanto, sono giá 6 mila le richieste inviate tramite modulo specifico di cancellazione dei contenuti. C’é da pensare che la battaglia non finisce qui.
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