PERCHÉ ABBIAMO FERMATO LA LEGGE SALVA-SALLUSTI

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Ieri in Commissione Giustizia abbiamo bocciato l’iter veloce per la legge che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa. Dopo gli insulti di Sallusti rivolti contro chi, come il sottoscritto, ha indicato la via maestra di una legge più meditata e non ad personam è utile qualche ulteriore precisazione.
1. Non credo sia mai una una buona regola quella di legiferare sull’onda emotiva e/o emergenziale, tranne che per i terremoti. Si fanno spesso pasticci e magari danni peggiori dei guai che si vogliono risolvere.
2. Tutti siamo d’accordo per togliere il carcere come pena per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Ma rimane un reato, non si può dare la licenza di diffamare e chiamarla libertà d’informazione. Caso Boffo docet. Quindi pene pecuniarie, obbligo di rettifica con evidenza, risarcimenti, sospensione dall’albo dei giornalisti ecc. In Italia non c’è un regime fascista che limita la libertà d’espressione. Vige l’art.21 della Costituzione anche per chi come Sallusti spesso usa le parole come un manganello.
3. Per evidente ignoranza dei proponenti, Gasparri e altri, il testo propone pene risarcitorie indiscriminate, senza distinguere più di tanto tra un giornale di provincia, un grande tg nazionale o un blog. Effetto perverso di tutto ciò è una evidente minaccia alla libertà di informazione e al lavoro dei giornalisti. Se commino 30 o 50 mila euro di multa al Corriere o alla Rai può essere una sanzione proporzionata, se invece punisco così La Gazzetta di Mantova o un quotidiano solo online lo faccio chiudere.
4. Il tema dell’informazione in rete è poi del tutto misconosciuto. Nell’era dell’autocomunicazione di massa è necessario predisporre una legislazione attenta ai problemi del web. Chiedere una rettifica a Repubblica o a un blog non è la stessa cosa. Inoltre su internet è necessario affrontare il tema del diritto all’oblio. In rete non basta la rettifica perché non si cancella nulla. C’è bisogno di una legge sul diritto all’oblio.
Come si vede la nostra richiesta di più tempo non è figlia di ipocrisia, ma di saggezza che i legislatori devono possedere per fare buone leggi. Il caso Sallusti riguarda la giustizia, non la politica e il Parlamento. Ergo non ci si può chiedere una legge ad personam, né per Sallusti, né per nessuno.

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