II Garante per le Comunicazioni può oscurare i siti responsabili di «violazioni sistematiche del diritto d’autore». E può mettere nel mirino le società stesse che forniscono connessioni a Internet. Queste società dovranno impedire ai clienti la visione dei siti fuorilegge anche quando situati all’estero. A queste conclusioni arriva il parere del «professore e avvocato» Valerio Onida, come lui stesso firma all’ultima riga del testo. A chiedere il parere di Onida,ex presidente della Consulta, è l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (nella foto il Presidente Calabrò) che ora punta ancora più deciso a norme stringenti sulla Rete e il diritto d’autore. Il via libera arriverà sembra dopo l’audizione del presidente Calabrò (richiesta dai senatori del Pd, Vita e Vimercati).
Onida avverte, intanto, che non esistono «spazi liberi» dove non possa entrare e non sia vigente il diritto d’autore. Anche la Rete, insomma, deve sottostare ai divieti. Per dare forza alle sue ragioni, Onida cita i decreti legislativi n. 68 e il n. 70 del 2003, il Testo unico dei media, la legge 43 del 2005. Quindi argomenta: non importa in quale parte del Pianeta si trovi il sito pirata che diffonde un filmo una partita, conta che il film e i gol si visualizzino in ltalia.
Onida si chiede poi quale sia il “vigile urbano” legittimato a fischiare questa infrazione. Anche una autorità amministrativa come è il Garante può muoversi? La questione è delicata visto che Internet è pur sempre il luogo dove il pensiero deve manifestarsi liberamente. Onida non ha dubbi. Se la Polizia Giudiziaria può sequestrare d’urgenza un periodico stampato, un intervento altrettanto tempestivo si giustifica nel caso della pirateria informatica «data la natura diffusiva della Rete». E il Garante delle Comunicazioni, in questa sua azione, può «conferire funzioni ispettive ai propri dipendenti». I suoi poteri deriverebbero anche dal Decreto Romani (il numero 44 del 2010) che assegna al Garante il compito di «rendere effettiva l’osservanza dei limiti e dei divieti».
Sul suo blg, il commissario Nicola D’Angelo – uno degli otto componenti del Garante – continua ad opporsi alle misure in arrivo. «Forme di controllo della Rete», scrive, «ne possono mettere a rischio la libertà. E la materia poi non può essere disciplinata da un semplice regolamento amministrativo», come quello che il Garante prepara. Semmai ci vorrebbe una legge. «Obiezione superabile», sembra rispondergli Onida nel parere, che recita: la legge non è necessaria «nei confronti di mezzi di diffusione» come Internet «per i quali la Costituzione non contiene una disciplina». In questo caso, è sufficiente «una base di legge» integrata poi «da fonti subordinate».
Insomma: basterebbe un regolamento, e un garante che lo approvi.
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