Prosegue la trattativa per l’acquisto da parte della famiglia Caso dell’Unità. Un accordo potrebbe essere raggiunto in tempi brevi nonostante l’assemblea di ieri dei soci della Nie, la società Nuove iniziative editoriali che controlla il capitale del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, non abbia ancora deliberato quell’aumento di capitale necessario per far entrare Gian Gaetano e Fabio Caso in possesso del pacchetto di maggioranza del quotidiano.
Intanto il cdr continua la sua battaglia. Ma andiamo per ordine. Venerdì scorso il comitato di redazione aveva chiesto alla proprietà «garanzie chiare circa un passaggio cruciale nella vita del giornale»; esortando Francesco Di Stefano, l’editore di Europa 7 che si era detto in più occasioni disponibile a rilevare l’Unità, di «andare oltre le parole e di esprimere in tempi rapidi atti espliciti che dimostrino nei fatti la volontà di diventare editore del giornale fondato da Antonio Gramsci». Fatti che non sono arrivati così come chiarificatore non è stato l’incontro avuto tra il cdr e la proprietà del quotidiano. E c’è chi in redazione «si pente» delle barricate erette, non ufficialmente ma nei fatti, di fronte all’arrivo degli Angelucci, che hanno fatto naufragare la trattativa. Non solo. La domanda che più gira tra le postazioni dei redattori è come mai Walter Veltroni, ex direttore dell’Unità e da sempre interessato alle sorti del giornale, a maggior ragione durante questa campagna elettorale, non abbia trovato un imprenditore di area disposto a rilanciare il quotidiano? Il timore di molti redattori è infatti quello di un «disimpegno» del Pd nei confronti del giornale.
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