L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha recentemente pubblicato i dati dell’Osservatorio sulle comunicazioni relativi al primo semestre del 2022. I dati sull’editoria quotidiana sono molto preoccupanti. Infatti, la flessione del venduto medio giornaliero del semestre, in valore assoluto 1,57 milioni di copie, è pari al 9,2 per cento rispetto al primo semestre 2021 e, addirittura, al 32,2 per cento rispetto al primo semestre del 2018. Le copie digitali vendute, in valore assoluto 210.000 copie, hanno registrato una flessione del 5,3 per cento rispetto al primo semestre del 2021, ma con un incremento del 12,6 per cento rispetto al primo semestre 2018. Appare evidente come la diminuzione delle copie cartacee non possa essere neanche lontanamente assorbita dall’incremento delle copie digitali sia per la differenza del valore assoluto di partenza che per i diversi indici di variazione. Ma il dato più rilevante è che mentre le prime cinque testate rappresentino circa il 34,4 del mercato cartaceo, tale percentuale si elevi addirittura oltre il 60 per cento nel mercato digitale. Dati che diventano ancora più critici se si prendono in considerazione non le singole testate bensì i volumi generati dai gruppi editoriali che, chiaramente, editano più giornali. La concentrazione in capo a pochi soggetti del mercato digitale trova, d’altronde, riscontro logico nell’analisi dei dati relativi alle piattaforme online dove, premesso il valore assolutamente residuale della quota di mercato delle imprese editoriali rispetto alle piattaforme degli over the top, i dati confermano una dinamica per cui il mercato ha spazio solo per imprese di maggiori dimensioni.
Ma se Atene piange, Sparta non ride, perché se i bilanci delle imprese editoriali di minori dimensioni sono da anni sostanzialmente in rosso e compromettono l’esistenza delle stesse imprese, anche le imprese editoriali di maggiori dimensioni raggiungono l’equilibrio solo attraverso operazioni straordinarie e importanti ristrutturazioni del personale, spesso ricorrendo agli ammortizzatori sociali.
Il mercato non basta per garantire un’informazione pluralista, questa è la drammatica sintesi dei dati rilevabili dalla recente analisi dell’AgCom che – oltre a fornire i dati – ha il compito di sollecitare il Parlamento ad intraprendere le azioni necessarie a garantire la linfa della democrazia.
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