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Per la politica Peppa Pig viene prima del pluralismo

Peppa Pig è più importante del sistema dell’informazione, del pluralismo e magari anche della sanità e di mille altri temi che restano nel cassetto. Per tastare il polso della campagna elettorale basta seguire il filo delle polemiche. Che, ovviamente, si snodano debitamente “disintermediate” sui social. Fratelli d’Italia si lancia in una crociata contro il cartone animato inglese perché, in una puntata, ha inserito una coppia lesbica di orsi polari. E la sinistra, a rimorchio, replica con una serie di accuse e contumelie sul filo dell’ironia, tanto raccomandata dai social media manager, per far diventare trend topic i propri twett.

Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia, ha detto che quell’episodio di Peppa Pig va iscritto in un “indottrinamento” legato alla cosiddetta teoria gender e pertanto vorrebbe che la Rai non mandasse in onda quell’episodio appena trasmesso dalla tv inglese. Enrico Letta ha sollevato il video dello stupro di Piacenza: “Quello si può condividere e Peppa Pig va censurata?”. Fratoianni ha sarcasticamente affermato che la scure dovrebbe cadere anche su Qui, Quo e Qua, i personaggi Disney, cresciuti dal solo zio Paperino. E via discorrendo.

Oggi, il tema assurdo di Peppa Pig luccica sulle prime pagine dei giornali. Articolesse pensose o rapide stilettate ironiche, state pur certi che delle scelte, discutibili, degli sceneggiatori del cartoon si farà argomento di campagna elettorale. Tutto ciò accade mentre le bollette strozzano imprese e famiglie. Senza cadere nel facile populismo, malapianta della politica nostrana, le cartiere si stanno fermando, le materie prime costano sempre di più e la crisi dei giornali rischia di segnare per sempre il panorama democratico italiano. Con il rischio concreto di veder morire un numero sempre maggiore di giornali, di spegnersi le ultime voci dei territori.

Perché se è vero che la naturale evoluzione dei giornali sembra essere digitale, tuttavia non si può affidare la tutela del pluralismo agli algoritmi decisi, unilateralmente, da quelle due-tre multinazionali che dominano incontrastate il mercato web. Tuttavia, pare evidente che temi del genere non possano appassionare gli elettori, trattati come idioti (sit iniuria verbis) dai smm di ogni schieramento. Almeno dai santoni della politica attuale, che scatena una corsa al clic e alla polarizzazione.

Insomma, le vicende di Peppa Pig arrivano prima dei discorsi (anche) sul pluralismo di Piero Calamandrei. Poi non vi lamentate dell’astensionismo.

Luca Esposito

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