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Cina, la censura abbatte anche Peppa Pig

La censura in Cina colpisce anche Peppa Pig. Ebbene si, il popolare cartone animato per i più piccoli è stato ritenuto potenzialmente lesivo dei valori del socialismo. Penalizzerebbe la morale positiva della società, prestando il fianco a comportamenti antisociali. Darebbe perciò vita ad una “sottocultura da gangster”. Con questi arditi presupposti argomentativi Peppa Pig è stata rimossa dai social media cinesi: oltre 30.000 clip sono state accusate di essere sovversive. Anche l’hashtag # Peppapig è stato inibito.
La condivisione frenetica di filmati riguardanti il cartone sulla piattaforma Douyin ha probabilmente messo in allarme i vertici del Partito Comunista, che hanno deciso di mettere al bando il maialino rosa amato dai bambini. Le motivazioni nascono da varie fattispecie. Sarebbero circolate parodie che metterebbero in discussione i valori della società cinese. Si parla di video per adulti, che scimmiotterebbero in parte il cartone animato. Inoltre la natura del personaggio incentiverebbe il popolo cinese a comportamenti poco disciplinati. L’analogia è tra l’attitudine del maialino a sporcarsi e grugnire e eventuali manifestazioni di cattiva educazione da parte degli umani.
Il fenomeno Peppa Pig, che produce ogni anno in tutto il mondo un giro di affari di 300 milioni di euro ed è distribuito in 180 paesi, è scoppiato relativamente tardi in Cina: dal 2015 ha reso un milione di dollari in giochi, vestiti, tattoo e oggetti a tema. Non sono bastati 34 miliardi di visualizzazioni su varie piattaforme per impedire l’intervento dei rigidi censori cinesi, in un contesto educativo già basato sul rigore.

Giuseppe Liucci

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