Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Paolo Peluffo, è intervenuto ieri in Commissione Istruzione del Senato nel corso della discussione generale sul decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63 recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (AS. 3305). Peluffo ha sottolineato l’assoluta necessità di abrogare il sistema dei diritti soggettivi, che era causa di forti tensioni fra le imprese editoriali e il bilancio dello Stato. Esso dava infatti alle aziende la certezza del finanziamento a prescindere dallo stanziamento di bilancio, alimentando un debito sommerso di proporzioni impressionanti, atteso che le aziende procedevano spesso alla cessione del credito. Il problema è stato quindi avviato a soluzione proprio con l’abrogazione del diritto soggettivo. Attualmente, le imprese nutrono dunque una legittima aspettativa a partecipare a un riparto, che tuttavia si riferisce allo stanziamento previsto. Il reintegro di risorse da 47 a 120 milioni è stato peraltro necessario per scongiurare un taglio retroattivo, che avrebbe colpito le aziende a bilanci ormai chiusi. Le risorse per i prossimi due anni sono tuttavia in riduzione e, dal 2014, è stabilita la conclusione dei contributi diretti.
Per evitare tensioni fra le aspettative delle imprese e le scarse risorse disponibili, è stato dunque urgente emanare un decreto-legge che riducesse da un lato la forbice e, dall’altro, indirizzasse tuttavia i contributi ad una maggiore selettività industriale. Sono state perciò ridotte le fattispecie di spesa che lo Stato può rimborsare ed è stato rafforzato il criterio dell’occupazione.
Peluffo ha invitato peraltro a non esasperare tale parametro, che rischia di condurre al finanziamento di attività a produttività ridotta. La finalità che il Governo persegue è invece opposta, volendo l’Esecutivo snidare i falsi giornali e le attività fittizie. In questo senso, è stata condotta, d’intesa con la Guardia di finanzia, un’ampia azione di semplificazione e sono stati fissati tetti ragionevoli. Del resto, non va dimenticato che i contributi all’editoria sono volti a difendere il pluralismo delle idee. La valutazione delle copie vendute va pertanto nel senso di considerare l’effettiva diffusione del prodotto sostenuto.
Quanto alla proposta del relatore di aumentare il tetto di 2 milioni, ha evidenziato la scarsità di risorse disponibili ed ha fatto presente pertanto di ritenere prioritario rilegittimare la funzione sociale di questo strumento, affinché il sostegno alla produzione di idee possa proseguire oltre il 2014. In tal senso, il Consiglio dei ministri ha approvato, contestualmente al decreto-legge in esame, un disegno di legge delega per il riordino complessivo della materia. E’ tuttavia escluso il ritorno al diritto soggettivo, che sarebbe ingestibile sotto il profilo del bilancio pubblico. Peluffo ha manifestato comunque piena disponibilità a riflettere sul miglior punto di equilibrio possibile fra esigenze delle imprese e bilancio dello Stato.
In conclusione, Peluffo ha rilevato che, alla luce della nuova normativa, molte aziende passeranno on line, onde non perdere il diritto al contributo. In questo modo, il costo complessivo a carico dello Stato dovrebbe aggirarsi intorno a 100 milioni annui.
Alberto De Bellis