Pdl e Lega hanno disertato la seduta della commissione di Vigilanza Rai, causando il rinvio del voto per l’elezione dei sette membri del nuovo Cda. È mancato il numero legale. Una seduta aperta e subito richiusa. L’assenza dei deputati del Pdl era stata annunciata nei giorni scorsi. Un braccio di ferro con il governo iniziato con la sostituzione di Lorenza Lei dal ruolo di direttore generale dell’azienda. Al suo posto, il governo ha nominato l’ex dirigente della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola (foto).
Per Fabrizio Morri, capogruppo dei democratici in Vigilanza, «il punto è la difficoltà di Lega e Pdl: causa i loro dissensi interni dovuti al tentativo di ricreare in commissione un asse che gli garantisca 4 su 7 dei membri del Cda». Ancora: «E’ un gioco che ha stufato tutti, non solo noi ma l’intera opinione pubblica. Il Cda è scaduto da 2 mesi». E l’esponente democratico chiede quindi «che il governo convochi un vertice dei partiti di maggioranza per operare rapidamente un chiarimento». Il governo, sottolinea, «non può far finta di niente e deve richiamare all’ordine quella componente della maggioranza che oggi non si è presentata». Poi la conferma che i deputati del Pd in vigilanza hanno scritto sulla scheda i nomi di Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi come suggerito dal cartello delle associazioni.
La mossa di Pdl e Lega è una «sceneggiata da prima Repubblica». Lo afferma in una nota la deputata di Fli, Flavia Perina. «Il manuale Cencelli sta ritardando il processo di risanamento e rinnovamento di un’azienda sull’orlo del fallimento economico e culturale. E tutto questo non fa bene nè alla Rai, che ha bisogno subito di un Cda autorevole, nè ai cittadini italiani, che non possono più vedere il servizio pubblico in mano a logore logiche di partito che non fanno altro che produrre immobilità».
Marco Beltrandi, radicali: «In una seduta ridicolmente disertata sono andate in onda le prove mal riuscite dell’ennesima lottizzazione Rai». Ancora: «Chiedendo di intervenire sull’ordine dei lavori, il presidente della Commissione neppure mi ha consentito di completare una breve dichiarazione di voto per motivare la mia non partecipazione».
Una Rai ferma, immobile, «di tutto ha bisogno salvo che di rinvii. Sia chiaro che domani all’assemblea nazionale dei comitati di redazione, chiederemo il mandato allo sciopero qualora vi fossero ulteriori slittamenti ingiustificati e ingiustificabili». E’ quanto si legge in una dichiarazione dell’esecutivo Usigrai. «Monti, che se ne avesse ancora bisogno ha potuto constatare il tasso di litigiosità dei partiti sulla Rai, così ingovernabile, ripensi alla possibilità di una riforma, in tempi rapidi ponendo la questione di fiducia, tanto se gli fanno saltare quel che ha annunciato farà comunque una brutta figura devastante».
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