Il caso di Travaglio è stato occasione per affrontare il problema delle nomine Rai. In particolare il leader del Pd, Walter Veltroni, chiede di cambiare i criteri di nomina del Cda, perché applicare la legge Gasparri sarebbe “una scelta non all’altezza dei problemi dell’azienda”.
Giovanna Melandri, ministro della Comunicazione nel Governo-Ombra, ha affermato in questi giorni: “E’ chiaro che nei prossimi giorni misureremo la reale volontà della maggioranza a predisporsi davvero ad una legislatura costituente, così come annunciato anche dai due Presidenti delle Camere in occasione dei loro discorsi di insediamento. E uno degli immediati terreni di questa verifica è senz’altro la Rai”. “Non ha nessun senso tornare a nominare i membri del CdA – aggiunge – che sono in scadenza, con l’attuale legge, che oltre ad essere stata sanzionata dall’Europa, non ha ‘liberato’ l’azienda dalla morsa dei partiti”. “Il Pd è pronto ad un confronto costruttivo su questo terreno: Berlusconi metta la Rai all’ordine del giorno su quel tavolo che ha già annunciato di voler aprire con l’opposizione su riforme costituzionali ed elettorali. Il ruolo del servizio pubblico, la sua autonomia, è materia cruciale per la definizione della democrazia sostanziale del nostro Paese ed è il terreno per una vera e propria ‘inversione ad U’ della politica italiana rispetto al passato”. “La nomina del CdA con la vecchia legge Gasparri impedirebbe qualsiasi confronto tra maggioranza e minoranza e minerebbe alla radice la legislatura costituente”.
Anche Federazione della Stampa e Usigrai insistono per una legge bipartisan “di pochi articoli” che modifichi i meccanismi di nomina del vertice e dicono no a scorciatoie per “invocare un rapido ricambio” alla guida della tv pubblica.
Ma l’ex ministro Maurizio Gasparri insiste: rinviare il rinnovo del Cda sarebbe “paralizzare l’azienda”.
Intanto l’appoggio di Antonio Di Pietro a Travaglio (unica voce fuori dal coro, se si esclude Rifondazione) potrebbe far fallire l’ipotesi di una presidenza Idv per la commissione di Vigilanza (che in base alla Gasparri nomina sette consiglieri Rai su nove e dà il gradimento a maggioranza di due terzi sul presidente): niente presidenza, dice Cicchitto, “a chi incarna la punta di diamante degli sconvolgimenti della Rai”.
Fabiana Cammarano