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Patto RCS. Lunedì giornata cruciale per lo scioglimento

Appuntamento storico lunedì per il patto Rcs: l’ipotesi di uno scioglimento dell’accordo appare sempre più probabile anche se formalmente proseguono ancora i contatti per verificare la fattibilità di un patto di consultazione in sostituzione delle intese prossime a scadenza. La Borsa sembra intanto apprezzare l’idea di un addio al patto e il titolo ha guadagnato in Borsa oggi un altro 1,96%. I volumi restano vivaci. Con 9,8 milioni di azioni scambiate, è passato di mano il 2,3% circa del capitale votante del gruppo. Anche senza una convergenza su un nuovo patto, l’appuntamento di lunedì servirà comunque a fare il punto nel mutato assetto nel gruppo, spiegano fonti finanziarie, tra quanti intendano restare nell’azionariato Rcs in un’ottica di stabilità. La Fiat di John Elkann è indubbiamente la più impegnata in partita, dopo esser salita al 20,5% di Rcs con l’aumento di capitale. Mediobanca, secondo socio con il 15%, comunque vada resta intenzionata a dare disdetta al patto, per esser libera di valorizzare la propria quota quanto il titolo si sarà rivalutato. Il terzo azionista Diego Della Valle (9%) è invece uscito dal patto un anno e mezzo fa, chiedendone a più riprese lo scioglimento, e dicendo talora di voler salire ancora nel capitale del gruppo. In settimana ha escluso ogni ruolo in eventuali patti. Tecnicamente la riunione di lunedì arriva in vista del termine il 31 ottobre per dare disdetta all’accordo in scadenza il 14 marzo 2014. A luglio il patto aveva dato mandato al giurista Piergaetano Marchetti di sondare i soci dentro e fuori patto sul da farsi. Le consultazioni non sembrerebbero però aver portato ad alcuna convergenza. L’opzione scioglimento alla vigilia sembra così quella più forte, pur con tutte le incognite tipiche delle liturgie Rcs. Sarebbe così una svolta storica per Rcs e per la stessa finanza italiana che sembra allontanarsi sempre più dalle logiche da ‘salotto buono o da quelle delle ‘stanze di compensazione. Se un accordo di consultazione non fosse possibile, sembra del resto improbabile che i soci restino alla finestra in attesa della scadenza del 31 ottobre per scoprire quanti chiederanno lo svincolo delle quote. Già lunedì, insomma, il patto potrebbe decidere le modalità di un eventuale scioglimento. Tra l’altro, stando almeno alla lettera dell’attuale patto, se le disdette facessero scendere la quota sindacata sotto il 30% si rischierebbe uno stallo: l’accordo va infatti al rinnovo tacito per un triennio «sempre che le residue azioni rappresentino almeno il 30% del capitale ordinario Rcs MediaGroup. Ove le azioni per qualunque motivo – afferma però il patto – si riducano a meno del 30% del capitale ordinario di Rcs Mediagroup durante il primo periodo di vigenza del patto o uno dei periodi prorogati, i partecipanti manterranno tutti gli impegni assunti con l’adesione al sindacato sino alla prima scadenza successiva». Attualmente il patto vincola azioni per il 60,27%. Oltre a Mediobanca, si ritiene vogliano lasciare l’accordo anche Fonsai (5,43%), Generali (0,96%) e Merloni (0,51%). Di recente Carlo Pesenti di Italmobiliare (3,92%) ha detto che i patti «non hanno più ragione di essere». Soci di peso sono anche Pirelli (5,42%) e Intesa (5,09%). Hanno poi quote Mittel (1,33%), Lucchini (1,3%), Edison (1,08%), e Bertazzoni (0,79%). Fuori patto, gli eredi Rotelli (3,37%) e Urbano Cairo (2,84%). (ANSA)

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