Categories: Editoria

Il pasticcio del fondo nazionale all’editoria è realtà. Le testate chiudono e i giornalisti (pagati dallo Stato) vanno in pensione…

C’era una volta il fondo straordinario per l’editoria, quello che parlava di start-up, innovazione, giovani. Fortemente voluto dall’allora sottosegretario Legnini, il nuovo fondo sembrava uno strappo al passato: finanziare il nuovo, augurandosi che a fronte delle tante chiusure ci potesse essere qualche nuova iniziativa; con un vincolo, quello del de minimis, che limitando a 200.000 euro in un triennio il contributo massimo concedibile alle imprese editoriali rappresentava un vincolo per le esigenze dei grandi editori, cui di soldi ne servono tanti, ma proprio tanti; e sì perché una delle voci del fondo straordinario, una e residuale, era destinata agli ammortizzatori sociali, il gioco sempre quello, trasferire sulle casse pubbliche l’onere delle ristrutturazioni usando termini che nell’epoca del bla, bla, bla fanno sempre comodo: e per l’appunto innovazione, start-up, giovani. La norma prevedeva che il Regolamento, per il quale sarebbe opportuno rivolgersi a chi l’ha visto, fosse oggetto di un confronto con tutte le parti in causa. Ed il sottosegretario ha deciso che le parti in causa sono la Federazione italiana editori giornali e la federazione nazionale della stampa, escluse le altre associazioni, addirittura l’ordine dei giornalisti, dalla firma di un protocollo d’intesa che, di fatto, ha dimostrato che le polemiche sul Senato non servono in quanto il Parlamento non ha voce in capitolo, quando si parla di cose tipo il pluralismo, se ne occupa il Governo. Ed allora sull’onda lunga del pensiero unico, mentre qualcuno festeggia l’ennesima chiusura di qualche quotidiano, passa alla Camera un emendamento al decreto legge sulla pubblica amministrazione che trasferisce buona parte delle risorse destinate dalla norma al nuovo al finanziamento del vecchio, ossia dei prepensionamenti; il de minimis scompare, con un trucco legislativo degno del migliore mago Silvan, festeggia la Federazione nazionale della stampa, come sempre con la testa china rispetto agli interessi dei grandi gruppi editoriali che dedicano, chiaramente, titoloni sui loro quotidiani a favore del Governo. I giovani venghino, venghino, pure, al grande circo della fuffa nazionale, si seggano e aspettino, a lungo, perché il loro turno è al di là dal venire.

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