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PASSERA E I NODI IRRISOLTI DEL BEAUTY CONTEST

Beauty contest sta per allocazione efficiente delle risorse a coloro che le possono utilizzare, attribuendo alle risorse stesse il maggior valore dal punto di vista economico e finanziario. “Regalare” sei frequenze nazionali digitali ad operatori già “forti” come Rai e Mediaset, così come deciso dall’ex ministro Paolo Romani, mentre le frequenze per banda larga mobile sono state assegnate con un’asta il cui ricavato è stato di quasi 4 miliardi di euro, è una scelta criticabile. Una scelta contro la quale sono già partiti i ricorsi al Tar Lazio di Rai, Sky, TI Media e Tivù Italia.
La Commissione incaricata da Romani aveva già cominciato a esaminare le domande degli operatori che avevano chiesto di partecipazione al beauty contest, ammettendone solo 8: Canale Italia (lotti A2 e A3); TI Media (lotti B1, B2 e C1); Elettronica Industriale (lotti B1 e B2); Sky Italia (lotto A2); Prima Tv (lotti A2 e A3); Europa Way (lotto A1); 3lettronica Industriale (lotto A2); Rai (lotti B1 e B2). Esclusi invece Tivitalia e D-Box. Ma dall’insediamento del nuovo Governo ci troviamo in una situazione di stallo.
Per alcuni il nuovo ministro Corrado Passera annullerà l’intero dossier, cancellando il beauty contest e avviando un’asta che porti soldi nelle casse dello Stato.
Le tv locali, che sono state espropriate delle frequenze destinate all’asta LTE e che saranno risarcite con indennizzi giudicati “assolutamente insufficienti”, chiedono che venga loro assegnata una parte delle frequenze destinate al beauty contest e un’altra parte venga, invece, assegnata alle tv nazionali, mediante una gara con una procedura competitiva.
Ma se pure si decidesse di assegnare le frequenze attraverso un’asta, chi potrebbe partecipare, tenendo conto che per sistemare i ripetitori, una volta ottenute le frequenze, ci vorrebbero almeno 35 milioni di euro? Sicuramente non le tv locali e qualche incertezza verrebbe anche da Mediaset, che continua a segnare cattivi andamenti in Borsa, e dalla Rai, oppressa da irrisolte difficoltà economiche.
Massimo De Bellis

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