Nel 2017 ci sarà una nuova asta di frequenze tv, destinate però all’ultra banda mobile per cellulari (Lte). Non è un annuncio, ma è ciò che si deduce dalle parole del ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera. «L’asta delle frequenze tv in prospettiva farà incassare allo Stato alcuni miliardi – ha detto – nell’immediato non ci saranno grandi proventi ma poi, nel 2016, quelle frequenze saranno convertite per i servizi 5G (un’evoluzione del 4G, ndr) e quindi potranno essere vendute a prezzi più alti».
In pratica il regolamento messo in campo dall’Authority per le tlc contiene una trappola, che tutti gli interessati (da Mediaset a Ti Media) hanno però già perfettamente capito. Dei sei multiplex all’asta i tre denominati U (lotti U1, U2, U3), quelli più pregiati a 700 Mhz (in Tunisia l’Lte occuperà questa banda) e copertura nazionale del 98%, hanno un diritto d’uso di soli cinque anni e poi devono essere restituiti allo Stato. Quanto agli altri tre, denominati L, sono di qualità inferiore, non in grado di trasmettere in tutte le Regioni ma vengono ceduti per 20 anni. Va da sé che i soggetti interessati all’asta saranno davvero poco incentivati ad acquistare frequenze simili: le prime perché cedute per troppo poco tempo mentre le altre non coprono tutto il territorio.
Ovviamente, a seconda del regolamento, la base d’asta per i multiplex di tipo U si abbasserà notevolmente, visto l’obbligo a restituirli dopo 5 anni. Impensabile che per queste frequenze possano ancora valere le vecchie stime: Mediobanca parlava addirittura di un incasso di 1-1,2 miliardi di euro. Ora, invece, sarà quanto meno difficile trovare un acquirente per queste poco attraenti frequenze. Oltretutto Rai e Mediaset possono partecipare alla gara soltanto per i lotti U ma anche se decidessero di acquistare uno di questi, correrebbero poi il rischio di non poter poi convertire alla tv digitale terrestre il quinto multiplex che sia Viale Mazzini che il gruppo privato già hanno (rispettivamente per il digitale di seconda generazione e per il digitale in mobilità).
Quindi se è vero che l’Authority dichiara che nessun soggetto è escluso dalla gara, è anche vero che è inutile tentare di vendere mele marce o bacate. Anche per i nuovi entranti le cose non vanno bene. Sky, Rete A (gruppo Espresso) e gli altri nuovi entranti infatti potrebbero acquistare uno dei multiplex con scadenza a 20 anni ma in questo caso si ritroverebbero con frequenze zoppe, che mancano di copertura in diverse zone d’Italia. Ora gli operatori stanno lavorando per presentare entro il 16 dicembre i loro appunti al regolamento approntato dall’Authority e che sembra fatto apposta per rendere l’asta il meno interessante possibile.
Il mancato incasso però non preoccupa Passera. I soldi arriveranno nel 2017 quando le frequenze potranno essere vendute ai gestori di telefonia mobile per i servizi dati Lte. Sempre che questi ultimi abbiano nel frattempo avuto successo.