Le regioni che spegneranno il segnale analogico terrestre entro il 2009, e cioè, Valle d’Aosta, Trentino e Piemonte, riceveranno una cospicua “dote” di capacità trasmissiva, con qualità del segnale e copertura del territorio pari alle reti nazionali. La legge, infatti, riserva alle tv locali il 30% delle frequenze assegnate. In Sardegna, le emittenti dell’isola avranno sette canali rispetto ai 14 a migliore qualità delle tv nazionali, oltre a molti canali minori. Ogni canale corrisponde ad una rete che copre oltre l’80% del territorio, utilizzando sempre la stessa frequenza. Le emittenti delle regioni “quasi digitali” hanno un’opportunità irripetibile di diventare editori multicanale, utilizzando anche i servizi interattivi offerti dal digitale. Per le tv analogiche, invece, il digitale è l’occasione per superare il problema dell’assenza di qualsiasi assegnazione e pianificazione dello spettro analogico. Qui il segnale è disturbato anche per le interferenze da parte di tv di regioni confinanti. Le emittenti delle regioni dove si trasmetterà in analogico ancora per qualche anno non hanno canali dove trasmettere esclusivamente in digitale, a meno di non spegnare i propri impianti analogici. La scelta di molte tv regionali è quella di entrare in un circuito nazionale, come Odeon Tv, Italia 9 Network o 7 Gold. I motivi sono: la pubblicità e i programmi. I circuiti possono trasmettere per 12 ore al giorno programmi nazionali, in alcuni casi certificati da Auditel, offrendo agli utenti ascolti minoritari ma certi. Le tv “locali” non sono considerate mezzi essenziali alla propria comunicazione dalle aziende sul territorio. Non hanno, tra l’altro, programmi significativi a fronte della concentrazione dei diritti portata avanti da Rai e Mediaset. L’obiettivo è di far nascere un mercato secondario dei programmi che rafforzi sia i produttori sia le emittenti territoriali.
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