La scorsa settimana il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non legislativa in cui si chiede agli Stati membri di tutelare la sicurezza dei propri giornalisti. E’ stato altresì richiesto alla Commissione Europea uno stanziamento permanente per il Centro per il pluralismo e la libertà dei media. Dal punto di vista finanziario i paesi UE sono stati esortati a fornire incentivi ai fornitori di servizio pubblico. Un sostegno finanziario che, però, non deve evolversi in un controllo sui contenuti editoriali. E’ importante anche una considerazione omogenea dell’Iva, senza dare adito a differenziazioni nascenti dal tipo di testata. Non poteva mancare lo scottante argomento delle fake news. Il Parlamento ha invitato i social media a instaurare meccanismi in grado di aiutare gli utenti a riconoscere le notizie false e permettere controlli da parte di organizzazioni certificate, indipendenti e imparziali. Alle piattaforme sociali è stato anche richiesto un più attento monitoraggio dei contenuti potenzialmente lesivi della dignità umana: si parla, in particolare, di cyberbullismo, “revenge porn” e abusi sessuali sui minori.
In tema di lotta all’intimidazione gli eurodeputati hanno richiesto una direttiva contro azioni legali tese a bloccare la partecipazione pubblica. Obiettivo di questo atto sarebbe la protezione del lavoro giornalistico da ingiuste pressioni provenienti da altri poteri. Sempre a questi fini si chiede la formazione di un organismo di regolamentazione in grado di cooperare con i giornalisti e rendere note le minacce subite. Servono procedure giuridiche efficaci per evitare la censura.
La risoluzione nel complesso mira a far si che in tutti gli Stati membri vi sia un ambiente sicuro, di fatto e di diritto, per i giornalisti. Proposta dalla deputata Barbara Spinelli, ha avuto 488 voti a favore, 43 contrari e 114 astensioni. La Spinelli ha chiarito che i riferimenti fondamentali della Risoluzione sono la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Eventuali restrizioni alla libertà di espressione o al pluralismo dei media e dei contenuti di Internet, sottolinea la relatrice, devono rispettare i requisiti del diritto internazionale e i tre principi di necessità, proporzionalità e legittimità.