Editoria Usa così così. Nei primi 6 mesi dell’anno anche negli States si conferma il trend negativo che riguarda le vendite di quotidiani e periodici che, secondo i dati forniti dall’Aam (Alliance for Audited Media) si aggira intorno all’8,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2012, nonostante la tenuta delle copie in abbonamento. Tuttavia, grazie alla crescita del digitale (pari al 3,3%), gli editori a stelle e a strisce recuperano una buona parte dei loro ricavi.
Tali introiti, ovviamente, non compensano le perdite dovute ai mancati investimenti pubblicitari sul cartaceo, ma il dato è in linea con quanto avviene in molti altri paesi del mondo: dalla Gran Bretagna all’Italia, fino alla Germania ed all’Australia.
Al di là della crescita digitale che pur non essendo entusiasmante è comunque apprezzabile, il dato più interessante che sta facendo riflettere gli editori Usa, è l’aumento dei lettori. Infatti, a voler dar retta ai dati rilevati dall’Aam, sommando le versioni cartacee con le copie digitali e le attività dei social media, la platea dei lettori americani si è addirittura ampliata e diversificata.
Ne sono un esempio eclatante riviste come Woman’s Word del gruppo Bauer Media e Cosmopolitan di Hearst che, grazie alle nuove versioni digitali, nei primi 6 mesi del 2013, hanno catturato l’attenzione di circa 250.000 nuovi abbonati, appartenenti sopratutto ad una fascia di lettori molto giovane.
Come dichiarato da Mery Berner, Ceo dell’Mpa (Associazione Magazine Media), gli editori oggi devono puntare sempre più all’innovazione perché le copie fisiche, da sole, non rappresentano più l’unica unità di misura del comparto editoriale.
Per la Bauer: “bisogna necessariamente tener conto dei milioni di lettori che forniscono nuova linfa vitale a tutta l’industria dell’editoria e che, in prospettiva, cambieranno sempre di più le dinamiche e le modalità di approccio con i giornali diventando un nuovo punto di riferimento anche per i pubblicitari che, già da ora, stabiliscono come rimodulare i propri investimenti”.
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