Par condicio e pluralismo. L’Agcom bacchetta la Rai

L’Agcom dà ragione al Pdl.  Le trasmissioni “Che tempo che fa” e “In mezz’ora” dovranno dare maggiore spazio al partito di centrodestra nella prossima stagione televisiva.  Non nasconde la soddisfazione il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, che a fine giugno aveva presentato un esposto all’Autorità lamentando un’ eccessiva presenza degli esponenti del centrosinistra nelle trasmissioni incriminate.   Una settimana dopo è toccato a “Ballarò”, il programma condotto da Giovanni Floris, finire sotto la “lente” di Brunetta. Anche in questo caso in una segnalazione al Garante il pidiellino ha ravvisato una sproporzione tra lo spazio riservato al suo partito e quello concesso alla sponda opposta.  Per “Ballarò”,  al contrario delle altre due trasmissioni, non è arrivata l’ammonizione dell’Agcom, che l’ha giudicato non lesivo del pluralismo.

 Sdegno e incredulità da parte di Lucia Annunziata e Fabio Fazio, i conduttori dei programmi sotto accusa. La difesa della conduttrice di “In mezz’ora” si basa su una presunta serie di rifiuti dei pidiellini ad inviti al dibattito nel suo programma di approfondimento politico. Fazio afferma che la par condicio non è stata violata durante la campagna elettorale. Entrambi si dimostrano insofferenti verso l’invito al riequilibrio della parità d’accesso nel 2013/2014, concordi nel ritenere che potrebbe causare problemi al’autonomia editoriale delle trasmissioni. Entrambi si rivolgono alla Rai, ma i vertici chinano la testa verso l’Agcom, promettendo di adempiere alle disposizione dell’Autorità senza discuterne le motivazioni.

 I numeri sono numeri, poco soggetti a interpretazioni. Nel programma di Fazio, il più “sbilanciato”, sono stati invitati 20 esponenti del centrosinistra, a fronte di quattro politici appartenenti al centrodestra, tra il 30 settembre 2012 e il   26 maggio 2013.  Tuttavia la questione è problematica. Le due trasmissioni rientrano nella categoria dei programmi di informazione editoriale. Lo ribadisce anche il direttore di Rai 3, Andrea Vianello, evidenziando la differenza che c’è con le trasmissioni esclusivamente politiche. In queste ultime il conduttore è un elemento passivo, una sorta di guardiano del pluralismo.    Invece il  fine di un contenitore di approfondimento giornalistico è quello di porre il telespettatore in diretta relazione con il fatto. E’ il conduttore a stabilire se il programma assume un contenuto più marcatamente politico. In quest’ultimo caso, come prescritto dalla legge 28/2000, anche questo tipo di trasmissioni deve garantire il rispetto della parità d’accesso nell’esposizione di opinioni politiche.

Comunicato Agcom 25-07-2013

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