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PAR CONDICIO, BALLARÒ A RISCHIO. FLORIS: «UN PARADOSSO». ARTICOLO 21 E ZACCARIA: «VOGLIAMO DATI TRASPARENTI DALL’AGCOM»

Ballarò, la trasmissione di approfondimento politico che va in onda tutti i martedì, in prima serata, su Rai3, potrebbe saltare nei giorni antecedenti le elezioni politiche del 25 e 26 febbraio. Il calendario, varato dalla commissione di Vigilanza Rai, ha previsto, infatti, proprio in quei giorni (il 12 e il 19 febbraio), e in quella stessa fascia oraria, la messa in onda di conferenze stampa e tribune politiche. Il conduttore Giovanni Floris non ci sta e attacca: «È un paradosso che un programma di approfondimento politico venga meno proprio in prossimità delle elezioni. Preciso che non ci sono ragioni politiche. È solo un problema di calendario. Speriamo che venga modificato». Dal canto loro, Articolo 21 (l’associazione per la libertà di informazione), e Roberto Zaccaria, ex presidente Rai e responsabile dell’Osservatorio del Pd sul pluralismo dell’informazione, chiedono alla Vigilanza e all’Agcom «dati trasparenti e constanti sul rispetto della par condicio».
Non c’è dubbio. L’informazione è potere. E lo è soprattutto nei periodi di campagna elettorale. I regolamenti sulla par condicio sono stati già varati e approvati. Sia l’Agcom, a fine dicembre, che la Vigilanza, ad inizio gennaio, hanno stabilito le “solite” regole da rispettare. In poche parole tutti i media devono rispettare i principi dell’equità, della correttezza, del pluralismo dell’informazione; vanno evitati i classici comportamenti di parte, anche surrettizi; i conduttori sono chiamati a dare uguale visibilità a tutte le forze politiche; e da quest’anno deve essere rispettata anche la parità di genere, ovvero le “quote rosa”, sia per i candidati politici che per i giornalisti presenti nel dibattito.
C’è da precisare che i due regolamenti, quello dell’Autorità e quella della Vigilanza, sono (lo devono essere per forza) coerenti tra loro. L’unica differenza è che il primo è vincolante per le tv private. Il secondo solo per il servizio pubblico, ovvero la Rai. La quale, essendo appunto la concessionaria del servizio radiotelevisivo, ha degli obblighi “istituzionali” e informativi in più. Come la trasmissione delle tribune elettorali e le conferenze stampa.
Ma passiamo ora alla notizia. Ballarò potrebbe essere cancellato dal palinsesto della tv di Stato per dare spazio alle conferenze stampa e alle tribune politiche. Lo ha annunciato, ieri, ad inizio puntata, il conduttore del programma, Floris: «Ballarò al momento, e solo grazie a voi che ci accordate fiducia, è il talk di approfondimento politico più seguito d’Italia, quello ritenuto più affidabile in base a tutte le ricerche. Ma ora, proprio nel momento cruciale del nostro lavoro, ecco arrivare le elezioni politiche. Non posso dirvi se e quando andremo regolarmente in onda in quel periodo. Questo perché le tribune elettorali [così come previste dal calendario varato dalla Vigilanza Rai, ndr] potrebbero incidere non solo sulla durata delle puntate da qui alle elezioni, ma addirittura portare alla cancellazione del programma nei due martedì prossimi all’apertura delle urne [il 12 e il 19 febbraio, ndr]», quando sono previste le conferenze stampa dei leader in prima serata su Rai2. Infatti già dalla prossima settimana Ballarò potrebbe anticipare la chiusura alle 22,50 per lasciare spazio alle tribune elettorali.
Il giornalista ci ha tenuto a precisare che gli eventuali cambiamenti di programma non sono dovuti a ragioni politiche, ma, semplicemente al calendario varato della Commissione bicamerale per i servizi radiotelevisivi. «Sia chiaro – ha sottolineato Floris – non ci sono ragioni politiche alla base di questo paradosso. Non veniamo cancellati intenzionalmente. Ma è solo una conseguenza, anche se paradossale, della programmazione del palinsesto».
Tuttavia, ha aggiunto il conduttore di Ballarò: «questo calendario si può ancora modificare. Ci sembrerebbe saggio. Quindi segnaliamo il problema a chi lo può risolvere». Floris ha chiaramente invitato la Vigilanza e la dirigenza Rai ad apportare qualche modifica ai palinsesti. E in effetti la Rai sarebbe l’unica emittente a non avere in quei giorni cruciali un talk di approfondimento. Infatti La7, Sky non elimineranno nessuno spazio. E Mediaset, addirittura ne aggiungerà uno: “Italia domanda”. Solo la tv di Stato rischia di rimanere all’asciutto per esigenze di palinsesti. Il presidente Rai, Anna Maria Tarantola, e il dg, Luigi Gubitosi, potrebbero risolvere la questione a breve. È già prevista infatti una riunione chiarificatrice e organizzativa con il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli.
Ma passiamo ora al lato “prettamente polemico” della par condicio. Già nelle scorse settimane, come spesso accade in prossimità di ogni tornata elettorale, le varie fazioni in campo si sono accusate a vicenda per eventuali “abusi televisivi” o “invasioni mediatiche”, che dir si voglia.
Si sono fatti sentire anche Articolo 21, l’associazione per la libertà dell’informazione guidata da Giuseppe Giulietti dell’Idv, e Roberto Zaccaria, responsabile in quota Pd della rispetto della par condicio.
Articolo 21, da parte sua, «promuoverà un monitoraggio in proprio. Inoltre si metterà a disposizione di quanti vorranno segnalare irregolarità e violazioni da trasformare in altrettanti esposti all’Agcom». L’obiettivo è la trasparenza. «Volgiamo rendere noti i dati relativi alla presenza dei politici in tv, sia nell’ultimo periodo che nell’intero 2012. Si tratta di una richiesta doverosa e legittima e che dovrebbe essere fatta, non solo alla Vigilanza, ma anche all’Agcom che ha il compito di monitorare tutte le reti pubbliche e private», ha dichiarato Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. Il quale vorrebbe dei dati pubblici ogni 3 giorni. «Ciò serve per ristabilire un clima di “decenza democratica”», ha puntualizzato Giulietti. Tale posizione è appoggiata sia dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che dal Pd. Infatti Zaccaria, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali e responsabile dell’Osservatorio dei democratici sulla par condicio, nonché ex presidente della Rai, si è messo a completa disposizione di quanti invocano questa linea cosiddetta di “monitoraggio assiduo”. «Metteremo ben volentieri a disposizione i dati che cominceremo a raccogliere da oggi, 9 gennaio (45 giorni prima delle elezioni) quando i due regolamenti deliberati dall’Agcom e dalla Vigilanza saranno diventati pienamente operativi. Faremo attenzione non solo alla comunicazione politica, che deve rispondere a regola precise, ma anche all’informazione politica. La quale, per le sue caratteristiche, si è sempre prestata ad abusi ed anche molto rilevanti», ha dichiarato Zaccaria. E, l’ex presidente dell’azienda di via Mazzini fa anche un esempio di “non equilibrio” già avvenuto e da evitare d’ora in poi: «I “tg-spot” in favore di Silvio Berlusconi trasmessi da Mediaset». L’esponente del Pd snocciola dati precisi riguardanti il Tg5 delle 20 di domenica 6 gennaio: «Durata totale dell’informazione politica, circa 6 minuti. Primo servizio di 2 minuti e 40 secondi su Berlusconi. Un vero e proprio spot montato con immagini accattivanti». A seguire, rincara la dose Zaccaria: «un servizio su Monti della durata di un minuto e trenta in cui si mette in evidenza il progetto di ridurre le tasse, ma senza indicare la copertura a differenza del Cavaliere. Presente anche una ironia sul fatto che l’Imu, in casa, Monti la paga la moglie, dato che il Professore non ne conosce l’importo. Per gli altri partiti un pastone indistinto».
Ma consoliamoci. Da oggi i regolamenti sulla par condicio entreranno nel vivo e saranno pienamente operativi.

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