Categories: Giurisprudenza

PAR CONDICIO, AGCOM RICHIAMA EMITTENTI NAZIONALI: «SERVE PIÙ EQUILIBRIO». MA PERCHÉ NON FARLO PRIMA?

L’Agcom rimprovera le emittenti nazionali: «Serve più equilibrio. Vigileremo con attenzione. In caso di violazioni saranno applicate le sanzioni previste dalla legge». Nelle prime 2 settimane di campagna elettorale i tg di Rai, Mediaset, Timedia e Sky hanno dato tanto spazio a Mario Monti “politico” e al Pdl. Solo al Tg3 ha “prevalso” il Pd.
C’era da aspettarsela. L’Agcom ha fatto la sua prima “ramanzina” alle emittenti nazionali. I regolamenti per la par condicio dell’Autorità e della Vigilanza, rispettivamente vincolanti per le tv private e per la Rai, ma per forza di cosa coerenti tra loro, sono pronti da giorni. L’Agcom ha dettato le norme il 28 dicembre. La commissione bicamerale ha disciplinato la tv pubblica nella prima settimana di gennaio. E la “vera” par condicio è iniziata solo il 10 gennaio.
Tuttavia la campagna elettorale imperversa da tempo. O sarebbe meglio dire che nell’ultimo anno non si è mai interrotta. Ma è dalle dimissioni di Mario Monti che è formalmente iniziata la “persuasione” degli elettori.
Fatto sta che l’Agcom ha fatto i suoi primi conti. E ne ha ben donde. Infatti c’è una delibera dell’Autorità, la n.666 del 2012, che prevede che la par condicio va attuata anche nel periodo pre-elettorale, cioè anche prima i 45 giorni antecedenti alle elezioni (che si terranno il 24 e il 25 febbraio). Ovvero le regole di equità, di pluralismo, di correttezza vanno rispettate anche prima del 10 gennaio. E in effetti anche il Testo Unico della radiotelevisione prevede il rispetto della par condicio indipendentemente dalla vicinanza delle elezioni.
Comunque, come detto in precedenza, l’Agcom ha misurato i primi “tempi” dei politici nei principali tg di Rai, Mediaset, Timedia e Sky nelle prime 2 settimane di campagna elettorale. Ovvero dal 24 dicembre al 6 gennaio. E non ha potuto evitare di criticare l’esplicita mancanza di equità. Il tutto, però, senza alcuna multa.
Ma entriamo nel merito. L’Autorità ha ravvisato una sovraesposizione di Monti un po’ ovunque. In Rai c’è tanto Pdl; al secondo posto il Pd; poco o nulla ai “piccoli” partiti come l’Idv, Fli e la Lega. E anche l’Udc ha avuto pochi spazi. Fa eccezione il Tg3 dove il partito di Pier Luigi Bersani ha avuto la meglio su quello di Silvio Berlusconi.
A Mediaset ha regnato la stessa gerarchia. Con qualche “estremismo” al Tg4 e a Studioaperto per la presenza del Pdl.
Anche nei tg di Sky e di Timedia, tra cui c’è il seguito notiziario di La7 diretto da Enrico Mentana, il partito di Via dell’Umiltà ha battuto gli altri. Poi tanto Monti e le briciole agli altri.
Non sono mancate le proteste di chi non ha avuto abbastanza spazio. «Ci hanno condannato al silenzio fino ad ora», ha affermato Pancho Pardi dell’Idv. «La campagna elettorale non si può ridurre solo al Pdl, al Pd e a Monti», ha sbottato Alessio Butti di Fratelli d’Italia. «La Lega è stata sottorappresentata ovunque. Abbiamo già presentato diversi esposti. Le regole devono valere per tutti, anche per Monti», ha affermato Davide Caparini, responsabile comunicazione della Lega.
Ecco che l’Agcom ha rivolto un «forte richiamo a tutte le emittenti nazionali affinché provvedano all’immediato riequilibrio dell’informazione politica tra tutti i soggetti politici. L’obiettivo è assicurare parità di trattamento tra forze politiche». Inoltre l’Autorità, d’ora in poi, ha dichiarato che vigilerà con attenzione. E, nel caso siano rilevati ulteriori squilibri, adotterà le sanzioni e le misure di riequilibrio previste dalla legge. E il prossimo consiglio “esaminante” è previsto per la settimana entrante. Tuttavia sorge un dubbio: perché non l’ha fatto anche prima, visto che la delibera 666/12 (precedentemente citata) lo impone? La domanda per ora è destinata a rimanere inevasa.
Inoltre anche nelle stesse analisi dell’Agcom ci sono piccole mancanze. Ad esempio non sono state prese in considerazione le rubriche e le trasmissioni di approfondimento (che hanno un peso non trascurabile), ma solo i “classici” tg. E poi c’è da sottolineare un’altra “particolarità”: il Tg2 è il solo telegiornale rimasto esente dal rimprovero dell’Autorità. «Noi ci alleniamo tutto l’anno a rispettare la par condicio [e dovrebbe essere così per tutti, ndr], ha dichiarato con soddisfazione Marcello Masi, il direttore del notiziario del secondo canale Rai. Tuttavia i numeri del Tg2 non sono molto diversi dagli altri notiziari: al Pdl il 28,7%, al Pd il 16,7%, tanto tempo a Monti e poco agli altri piccoli partiti.
Ma la campagna elettorale è lunga. L’Agcom avrà tempo per “limitare” i danni multare eventuali violazioni.

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